Da almeno dieci anni, da quando cioè l'Italia si è dotata per legge di uno Statuto dei diritti del contribuente, fra gli ispettori del Fisco e chi si trova nella condizione di subire un accertamento va in scena un braccio di ferro sulla durata del soggiorno in sede degli ispettori. Per lo Statuto, i controlli non dovrebbero durare più di 30 giorni lavorativi, prorogabili di altri 30 nelle situazioni più complicate. Le esigenze di servizio inducono però la finanza e i funzionari dell'agenzia delle Entrate a sforare in molti casi questo limite, conteggiando i 30 giorni singolarmente, in base alle visite effettive e non al comune calendario. L'esito potrebbe avere dell'assurdo: se gli ispettori si recassero dal contribuente una volta al mese il controllo potrebbe durare due anni e mezzo. Estremizzata la prassi risulterebbe contraria alla lettera e allo spirito dello Statuto e comunque è oggetto di un contenzioso non irrilevante. Nessun dubbio che in alcuni casi l'oggettiva complessità di alcune verifiche e la mole delle ispezioni rendano 30 o 60 giorni un lasso di tempo risicato. Ma la limitazione degli accessi ha l'obiettivo di non renderli inutilmente invasivi ed è necessario che gli 007 del Fisco abbiano sempre presenti i diritti e le esigenze di professionisti e aziende.