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OBAMA/1 Delusione? No, diamogli tempo

di Moisés Naím

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14 marzo 2010

Questo è il mondo che vedono gli avversari di Barack Obama. Gli va tutto male. La riforma sanitaria, una delle principali promesse di Obama, sta fallendo. Nessuno la vuole. Anche l'economia va male. Ha salvato i ricconi di Wall Street dalla bancarotta mentre permetteva che i poveri perdessero le proprie abitazioni, generando così una fonte di forte risentimento nel proprio elettorato. La disoccupazione continua a essere elevata e deficit pubblico, debito estero e dipendenza finanziaria nei confronti della Cina si presentano quali gravi minacce.
Questo pone dei limiti al bilancio del Pentagono e di conseguenza all'egemonia militare del paese. Le divergenze tra repubblicani e democratici diventano sempre più profonde, il che rende più difficile la costruzione delle coalizioni politiche necessarie per approvare leggi divenute indispensabili.
Le cose non vanno bene neanche a livello internazionale. Obama ha trasformato l'insurrezione dei talebani in Afghanistan in un conflitto bellico allargatosi in Pakistan, dove corre il rischio di destabilizzare i già precari equilibri politici di questa potenza nucleare. Una guerra che era di Bush è ora diventata la guerra di Obama.

L e enormi aspettative positive generate dal suo discorso tenuto al Cairo nel giugno del 2009, in cui proponeva una nuova epoca di iniziative orientate a raggiungere la pace nel vicino Oriente e a stabilire un nuovo rapporto del suo paese con Islam e mondo arabo, sono state stravolte dalla realtà in meno di un anno. Anche la sua intenzione di cercare un dialogo costruttivo con l'Iran è fallita. Le uniche cose di cui ora parlano gli Stati Uniti con i propri alleati sono la portata e severità delle sanzioni che verranno imposte all'Iran se questo non dovesse desistere dal suo proposito di produrre bombe atomiche. Anche i cinesi sono delusi da un Obama che vende armi a Taiwan, riceve il Dalai Lama, e che si è rivelato essere un leader con cui, a Copenhagen, non sono riusciti a raggiugere alcun accordo sulla riduzione del riscaldamento globale. Anche i leader europei sono insoddisfatti. Sentono che Obama è distante e non prende sul serio né loro né il loro continente.
In conclusione, a Obama va tutto male e sicuramente non verrà rieletto. Così come Jimmy Carter, sarà presidente solo per quattro anni e poi si dedicherà alla filantropia, a scrivere libri e tenere conferenze. Obama ha fallito.
Questo invece è il mondo visto dagli alleati di Barack Obama.
Era impossibile mantenere le esorbitanti aspettative generate nelle persone dentro e fuori gli Stati Uniti nei confronti del nuovo presidente. Nonostante ciò e la caduta degli indici di popolarità, circa la metà degli americani continua ad appoggiare la gestione di Obama. Questo lo annovera tra i presidenti del mondo che riceve il maggior sostegno da parte dei propri cittadini. L'economia continua ad essere debole ma non è più sull'orlo del baratro. La disoccupazione negli Stati Uniti rimane alta ma stabile, e gli esperti prevedono che continuerà a diminuire. Il salvataggio delle banche ha avuto un enorme costo politico ma ha evitato il collasso del sistema finanziario, il che avrebbe provocato agghiaccianti conseguenze per tutti. Avviare la riforma del sistema sanitario implica andare a intaccare interessi importanti legati all'imprenditoria e alle organizzazioni sindacali, che raccolgono entrate annue pari al 16% dell'economia statunitense. Questo spiega il perché del fatto che nessuno sia riuscito a riformare il sistema nei decenni precedenti. Ma in un modo o nell'altro, Obama riuscirà a far approvare delle riforme che, sebbene insufficienti, rappresenteranno un passo in avanti.
A livello internazionale Obama ha mantenuto la promessa di cercare accordi, impegni e riduzione delle tensioni con paesi con i quali aveva ereditato situazioni di dissenso senza precedenti. Purtroppo, su questo fronte non ci sono stati molti miglioramenti. Ma è solo di Obama la responsabilità del fatto che personaggi como Ahmadinejad, Castro, Chávez, Kim Jong Il, i leader di Hamas ed Hezbollah, Bibi Netanyahu e altri come loro abbiano rifiutato o si siano presi gioco delle sue offerte di avvicinamento e di volontà di avviare una trattativa? I critici di Obama aggiungono che la sua inesperienza gli ha fatto ingenuamente credere che questi interlocutori fossero in grado di capire che un avvicinamento non rappresentava un segnale di debolezza. Ma Obama sta imparando.
E mentre Obama impara, i suoi rivali politici si consumano in conflitti senza soluzione. Per sconfiggere Obama nelle prossime elezioni i repubblicani devono trovare un candidato che sia accettabile sia per i fondamentalisti religiosi, che per i falchi della politica internazionale e per i conservatori dell'economia. Questo candidato dovrà anche essere gradito al resto degli americani. E per questo, per ora, la cosa più sicura è scommettere sulla rielezione di Obama. Per ora.
(Traduzione di Graziella Filipuzzi)

14 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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