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NO COMMENT / Benessia muove e tenta lo scacco su Intesa Sanpaolo

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15 agosto 2009

Le vacanze in Corsica sono servite al presidente della Compagnia San Paolo, Angelo Benessia, per ritemprarsi dopo le grandi manovre avviate nella primavera scorsa e culminate negli incontri d'inizio estate. Al rientro, come consuetudine, si è trasferito nella villa di Gressoney, appuntamento tradizionale di Ferragosto per il party con cui chiama a raccolta personaggi ben conosciuti della comunità degli affari e della politica, non soltanto piemontesi. L'attivismo di Benessia, avvocato prestigioso, ora impegnato nella guida della Compagnia, non è passato inosservato. Tanto che un discreto numero di altri protagonisti ha cominciato a domandarsi qual è il suo vero obiettivo.

Punto di partenza è stata una decisione indubbiamente impegnativa per le casse della fondazione: l'incremento di quasi il 2% della principale partecipazione, quella nel capitale della Banca Intesa Sanpaolo. Così la Compagnia è arrivata a sfiorare quota 10%, diventando l'azionista di maggior peso.
Grande gloria ma anche grandi oneri perché l'andamento del titolo in Borsa è stato negativo, provocando malumori, critiche e qualche polemica. In più la congiuntura negativa ha pesato sul bilancio 2008, con svalutazioni nette pari a circa 350 milioni annunciate all'inizio di giugno. Benessia, un solista che si sta misurando come direttore d'orchesta, ha subito fatto sapere che la decisione non era una scelta di semplice investimento, ma poneva le condizioni per contare di più nella guida dell'istituto, finora organizzato secondo il sistema duale con un terzetto al vertice: Enrico Salza presidente del consiglio di gestione, Giovanni Bazoli presidente del consiglio di sorveglianza, Corrado Passera amministratore delegato.

C'è chi, in proposito, scommette sullo scarso entusiasmo che Benessia nutre verso la scelta di fondo, cioè il duale, che altre società come Mediobanca hanno finito per archiviare. E chi aggiunge che il presidente della Compagnia lo ha già spiegato, per esempio, in Banca d'Italia. La critica al duale versione Intesa Sanpaolo, secondo il Benessia pensiero, immagina ritocchi sostanziali e non necessariamente l'abolizione secca. Una possibilità è la revisione sostanziale del modello, con un consiglio di sorveglianza composto soltanto dai principali azionisti e un consiglio di gestione formato esclusivamente da manager.
Per questo si pone il problema dei rapporti con le altre fondazioni azioniste della banca. A partire da quelli con Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che controlla meno del 5% ma è abituato a muoversi da regista.

La mobilitazione di Benessia, certo più vicino al mondo del centro-sinistra, è su fronti bipartisan. In particolare è sempre stato pregnante il rapporto con il sindaco di Torino, Piero Chiamparino (ex Ds), pur con andamento altalenante. Sul versante opposto ha dato senz'altro buoni frutti la strategia dell'attenzione nei confronti del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

La campagna di relazioni avviata da Benessia è a tutto campo, spiegata dall'interessato con la volontà di rilanciare Torino e la Compagnia. Lo ha fatto negli incontri con René Carron, presidente del Crédit agricole (azionista importante di Intesa Sanpaolo) e con l'amministratore delegato Georges Pauget, ma anche con Alberto Nagel, l'amministratore delegato di Mediobanca, e con Giuseppe Perissinotto, amministratore delegato delle Generali. A tutti Benessia fa capire, più o meno esplicitamente, che è arrivato il tempo di una svolta: la Compagnia è il primo azionista di Intesa Sanpaolo e intende pesare come tale.

15 agosto 2009
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