Che nessun cittadino sia, o possa ritenersi, al di sopra della legge è principio cruciale a ogni democrazia e non ci sarebbe neppure troppo bisogno di ricordarlo se in Italia, fragile democrazia di poche generazioni, i leader politici, i super-ricchi, i clown dello show business, l'ultimo capoufficio, non facessero a gara a considerarsi immuni dal diritto.
Le verifiche che sono dunque in corso sul patrimonio e sull'eredità dell'avvocato Gianni Agnelli non hanno in sé nulla di disdicevole o prevaricatorio. La dolorosa querelle che ha diviso sua figlia Margherita De Pahlen dalla madre e dai figli Elkann, mettendola contro un gruppo di manager assai vicino al padre, ha attratto l'attenzione del fisco italiano, deciso a controllare che nessuna norma sia stata disattesa. Giusto: ogni cittadino e ogni istituzione, pubblica o privata, sono soggetti alla legge della Repubblica. Vedremo alla fine se ci saran state violazioni, corsa a paradisi fiscali o se invece tutto finirà in una bolla di sapone, evento non raro da noi.
Quel che va però, da subito, deprecato è il sogghigno che si legge dietro tante prese di posizione ipocrite, il gusto acre di vedere il presidente della Fiat, un uomo in vita celebrato da molti di coloro che oggi gli girano le spalle, nel vortice delle voci d'estate, la sua memoria infangata, irrisa, deprezzata dal più italiano del così fan tutti.
È nel nostro carattere nazionale uno dei tratti meno nobili il trascinare in polvere i monumenti che abbiamo eretto, non appena perdano potere o non possano più difendersi. Un tratto tribale, da piazzale Loreto ai pomodori al campione sconfitto, che non ci fa onore. Gianni Agnelli è personaggio che il fato ha già consegnato alla storia, con i suoi successi e i suoi fallimenti, le sue gioie e tragedie. Come uomo, come industriale e come icona italiana gli storici lo giudicheranno e racconteranno, senza scrupoli o censure.
In attesa degli accertamenti di legge, è penoso vedere quanto il garantismo nostrano riguardi solo gli amici del momento. È penosa la processione a sporcare la memoria di un uomo che, in vita, i sicofanti assediavano. Comunque vada l'Avvocato ha davanti a sé solo il tribunale della storia. Per condannare i maramaldi di oggi bastano e avanzano le cronache.