La Lega era nata come movimento anti-sistema, di quelli che non accettavano il vecchio modo di fare politica, mescolando business e partiti, finanza e fazioni. Stupisce quindi la facilità con cui il Carroccio ha alzato il vessillo della conquista in campo bancario. Ieri Umberto Bossi è stato esplicito: ora un premier leghista e i nostri uomini nelle banche. La prima aspirazione è legittimamente nel novero delle ambizioni politiche, la seconda no. È la vecchia consociazione che non ha mai portato bene nè alla politica, nè all'economia. C'è voluto un lungo e travagliato percorso di transizione per creare un establishment bancario il più possibile svincolato dalla politica. Magari si doveva fare di più, ma certo non tornare indietro. Se la Lega, nell'euforia della vittoria, richiama nostalgie vetero-democristiane scopre, dietro la nobilità dell'utopia federalista, il lato prosaico, troppo prosaico, della scalata al potere. E se i salotti buoni – bersaglio tipico degli attacchi alla Roma ladrona e clientelare – non andavano bene, fossero stati bianchi o rossi, non si vede perché dovrebbero funzionare se ora si tingessero di verde. Tutto serve tranne che un drappello di banchieri più o meno padani. Le banche siano banche, la politica sia politica. Autonomia è la parola magica.