ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER
3 novembre 2009
2 novembre 2009
1 NOVEMBRE 2009
31 ottobre 2009
30 ottobre 2009
29 ottobre 2009r
24 Ottobre 2009
23 ottobre 2009
22 ottobre 2009
21 ottobre 2009
20 ottobre 2009
16 ottobre 2009
15 ottobre 2009
14 ottobre 2009
13 ottobre 2009
12 ottobre 2009
10 ottobre 2009
8 ottobre 2009
7 ottobre 2009
6 ottobre 2009
5 Ottobre 2009
4 Ottobre 2009
2 Ottobre 2009
1 Ottobre 2009
30 Settembre 2009
29 Settembre 2009
28 Settembre 2009

27 Settembre 2009

25 settembre 2009

26 settembre 2009

24 Settembre 2009

Il calabrone Italia vola appesantito

di Mario Margiocco

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
15 ottobre 2009

Se gli Stati Uniti - e Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e altri ancora - stanno pagando il prezzo pesante dell'eccesso di consumi privati e d'indebitamento privato dal 2000 in poi,l'Italia,uscita meno peggio del previsto dal fatidico 2007-2009, continua a pagare il prezzo del pesantissimo eccesso di consumi pubblici e indebitamento pubblico del 1982-1992. È un peso pregresso valutabile in 15 miliardi annuali in meno diPil.Non consente all'Italia diaffrontare la crisi come invece il basso indebitamento delle famiglie e la relativa tenuta del suo sistema bancario in teoria consentirebbero. Le conseguenze del 2007-2008, rallentando tutti, rendono il caso italiano meno anomalo. Ma fino a che punto lo peggiorano?
Spesso paragonata a un calabrone nero (xylocopa), l'imenottero che vola sfidando le leggi fisiche, l'economia italiana sta riducendo la crescita da tempo. Ci sono, pur nella differenza delle dimensioni e delle situazioni, alcune analogie con il caso americano, sostiene nell'analisi del Centro Einaudi l'economista Giuseppe Russo, che insieme a Giorgio Arfaras ha curato la parte più italiana. Se il sistema americano è stato ed è ancora in bancarotta, con la finanza di Wall Street e il sistema bancario nel suo complesso salvati dalla garanzia del contribuente, anche l'Italia ha avuto la sua bancarotta eccellente, ma "nascosta" e 20 anni fa. Il risultato è che l'economia italiana, secondo Russo, ha accumulato quanto a Pil un ritardo di 10 punti sul resto d'Europa e di 15 sugli Stati Uniti. Negli Usa la situazione è stata salvata con la creazione di debito pubblico in proporzioni che presto saranno analoghe soltanto a quelle della Seconda guerra mondiale, cioè vicine e oltre il 100% del Pil.

In Italia, dove il debito di queste proporzioni era già stato creato, il pericolo della bancarotta «è stato scongiurato con l'ingresso nell'euro» e l'adesione a regole più rigide. «Da allora il Pil si è inserito su un sentiero di inevitabile bassa crescita, senza le oscillazioni violente del riequilibrio americano». Negli Usa le perdite delle famiglie, sui valori immobiliari e sui risparmi, sono state calcolate su dati della Federal reserve (da Christina Romer, capo dei conmsiglieri economici della Casa Bianca) in circa 15mila miliardi di dollari, pari da dicembre 2007 a dicembre 2008 al 17% del patrimonio, solo per 4 o 5 punti recuperato ora con il migliore andamento di Borsa. Restiamo comunque a valori molto superiori a quelli del primo anno del '29 (settembre ' 29-dicembre '30)quando la perdita delle famiglie grazie alle forti oscillazioni di Borsa e alla stabilità immobiliare fu appena del 3 per cento.

In Italia, dicono stime del Centro Einaudi su dati della Banca d'Italia, le perdite sono state ora dell'8 iniziale ridotto al 3 dalla ripresa borsistica. I valori immobiliari inoltre hanno tenuto. Nonostante questo, e per il meccanismo psicologico delle aspettative, oltre che per il più difficile andamento del mercato del lavoro, molti consumi- e i consumi valgono oltre metà del Pil hanno subìto una brusca frenata. Questo non giustifica però un calo del 6% del Pil se non vi fosse stato il contagio da mercati globali. Il calo delle esportazioni spiega metà della cifra, i minori investimenti il 2,7%, e la riduzione delle scorte lo 0,6 per cento. «In Italia la stabilizzazione finanziaria della crisi è stata raggiunta in modo relativamente semplice, visti i minori problemi del sistema bancario e l'inferiore esposizione del paese ai rischi dei mercati», tra cui si può aggiungere il basso indebitamento estero e un debito totale privato inferiore a quello di molti paesi. Un meno 6% del Pil tuttavia è un duro colpo. Impone ristrutturazioni. E più disoccupazione.

La fine della recessione si sta profilando. Ma la vera ripresa non può venire dal ritorno al modello precedente, già in crisi, di un «calabrone sempre più appensantito e lento». Bensì «dal cambiamento di tanti e non piccoli elementi obsoleti della struttura economica». La gestione del debito pubblico ha fatto un passo indietro di sette anni e si è ben alzata l'asticella del 100%del Pil che renderebbe più facile la gestione; i fondi pubblici per gli investimenti scarseggiano; la formazione del capitale privato stenta a promuovere l'innovazione; la popolazione invecchia; l'immigrazione nonè sufficientemente selettiva;la scuola e l'università non tengono il passo internazionale; la società civile non sempre è all'altezza di un paese moderno. Il calabrone ha avuto un po' di fortuna, da ultimo, ma continua il suo pesante ronzio, e non vola.

15 ottobre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-