Con la convocazione degli stati generali delle professioni, il governo ha inteso lanciare l'ambiziosa sfida a realizzare prima possibile la riforma delle professioni, in coerenza agli impegni assunti con gli elettori per rilanciare l'economia del nostro paese.

Il superamento di una delle crisi economiche più gravi degli ultimi decenni richiede il contributo delle migliori energie del nostro paese e, tra queste, occupano un posto di eccellenza le energie dei due milioni di professionisti che operano in Italia i quali, pur rappresentando solo il 3,3% della popolazione, producono il 12,5% del Pil.

La congiuntura economica ha colpito duramente il mondo delle professioni, privo di ammortizzatori sociali e perciò più indifeso, con grave danno soprattutto per i professionisti più giovani.

Intendiamo reagire a questo stato di cose approvando, innanzitutto, uno Statuto delle Professioni con il quale verranno fissati i principi generali validi per tutti gli Ordini, procedendo altresì a interventi specifici volti a modernizzare le regole di ciascuna singola professione, senza che ciò significhi dimenticare quelle non regolamentate, anch'esse bisognose di una disciplina.

Le iniziative assunte dal precedente governo, sebbene adottate sotto la bandiera della tutela dei consumatori, non hanno apportato alcun apprezzabile beneficio per questi ultimi, mentre hanno danneggiato fortemente i professionisti, privandoli di una fondamentale tutela proprio nel momento in cui si abbatteva su di loro la crisi.

L'errore di fondo di quelle iniziative sta nell'avere immaginato una dicotomia fallace secondo cui il professionista e il consumatore sono controparti, trascurando, invece, il fatto che il legame tra il cittadino e il libero professionista è basato sulla fiducia nella qualità della prestazione fornita.

La riforma che il governo intende varare porrà gli interessi dei consumatori in primo piano, ma in un modo totalmente differente, cioè puntando innanzitutto a garantire con più rigore la qualità del prodotto professionale, e costituirà il punto di equilibrio tra la tutela del consumatore cittadino, la tutela della dignità dei professionisti, la garanzia di un futuro dignitoso ai giovani meritevoli e il rispetto degli impegni comunitari.

Come ci ricorda anche l'Europa, il settore delle professioni è caratterizzato da un'asimmetria informativa: i professionisti dispongono di un elevato livello di competenze tecniche che i consumatori non necessariamente possiedono, cosicché questi ultimi incontrano difficoltà per valutare la qualità dei servizi loro forniti.

Consapevole di ciò, il legislatore costituzionale ha fatto una scelta importante, con l'articolo 33 della Costituzione, sancendo la necessità, attraverso il sistema ordinistico, di un controllo pubblico sull'esercizio delle professioni intellettuali.

Ecco perché occorre responsabilizzare al massimo gli ordini professionali, rendendoli i primi garanti della qualità dei servizi resi dai loro iscritti e allontanando qualunque tentazione di corporativismo.

Vanno cambiate le regole assicurando rigore nella selezione dei professionisti, istituendo un obbligo di aggiornamento professionale e incentivando una maggiore specializzazione, senza trascurare l'importanza della possibilità di scambio culturale tra le professioni, grazie alla possibilità di creare società multidisciplinari.

È indispensabile garantire la massima trasparenza dei rapporti con i clienti, con una radicale riforma della giustizia disciplinare, che ne assicuri l'imparzialità e l'efficienza, nonché attraverso la semplificazione della disciplina delle tariffe professionali, per renderle semplici, eque e comprensibili ai cittadini.

Lo Statuto delle Professioni che il governo ha in mente dovrà sancire un binomio inscindibile tra qualità elevata della prestazione e adeguatezza del compenso: non possiamo più negare ai liberi professionisti il diritto a un'esistenza libera e dignitosa che deriva da una retribuzione realmente proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto.

Alla base della sfida lanciata c'è l'idea di offrire ai professionisti una motivazione in più a lavorare per se stessi e per il paese, perché promuovendo se stessi promuovono l'economia italiana e tutto ciò non può che far bene all'Italia.