La crisi fiscale in Grecia e i problemi di altri paesi dell'area dell'euro, la debolezza di alcune banche europee, una sequela di dati che mettono in dubbio la ripresa in Eurolandia sono gli elementi che dall'inizio del mese hanno messo pressione al ribasso sull'euro.
Il rovescio della medaglia è il rialzo del dollaro nei confronti della moneta unica, ma anche di molte altre valute. Nella prima settimana di dicembre, gli investitori hanno ridotto bruscamente le proprie scommesse contro il dollaro, che fino a qualche settimana fa sembrava avviato verso un pericoloso avvitamento. I dati del Chicago Mercantile Exchange mostrano che le posizioni corte sul dollaro sono scese in soli sette giorni da 172mila a 102mila contratti. Per la prima volta da otto mesi a questa parte, le posizioni speculative nette in euro contro la valuta americana sono risultate negative. Qualche osservatore parla apertamente di punto di svolta per la moneta Usa, altri di un 2010 come dell'anno della ripresa del dollaro, il contrario di quanto s'ipotizzava finora.
Se il dollaro era per ora salito solo nelle brevi fasi di aumento dell'avversione al rischio, in quanto considerato una moneta-rifugio, e quindi la sua correlazione con le Borse era stata negativa (le Borse salgono se il dollaro scende), alimentando così il carry trade (prestiti in dollari, investimenti in valute a più alto rendimento) ogni volta che uscivano dati economici positivi, il quadro si è oggi capovolto. Il dollaro, nelle parole di Giorgio Radaelli, strategist di Bsi, ha ripreso a reagire "alla vecchia maniera" alle buone notizie macroeconomiche dagli Stati Uniti: dati favorevoli dall'economia americana alimentano l'aspettativa di rialzi dei tassi e quindi di un apprezzamento del dollaro.
L'aspetto più interessante potrebbe essere però non solo l'incrocio delle valute, ma l'intreccio fra queste e i mercati azionari in Europa. Per il gioco dell'avversione al rischio, dall'inizio del 2009 le Borse europee hanno guadagnato mentre il dollaro perdeva terreno. Ma, dice Ronan Carr, di Morgan Stanley (che pure è molto cauto sulle prospettive delle azioni in Europa l'anno prossimo), il rafforzamento del dollaro potrebbe essere la sorpresa principale dello scenario 2010 per le azioni del Vecchio continente. Giocheranno a favore del dollaro, sostiene Carr, il differenziale di crescita e quello dei tassi d'interesse. A quel punto, i mercati azionari europei potrebbero beneficiare, come fanno tradizionalmenmte, dell'euro debole e del dollaro forte, che aiutano la crescita economica in Europa e i profitti delle imprese e far meglio sia dei mercati emergenti, oggi in voga, sia di Wall Street.
È una prospettiva lontanissima dall'ipotesi che, per quanto remota, veniva discussa seriamente fino a non più tardi di qualche giorno fa, di un collasso del dollaro. Sempre che si voglia credere che c'è qualcuno in grado di prevedere il futuro prossimo del mercato dei cambi.