Torna tangentopoli. O forse non è mai finita. Il problema non è soltanto nel rapporto giustizia-politica. Il problema è anche negli ingranaggi ordinari degli appalti pubblici e nel rapporto farraginoso fra cittadino e burocrazia. La Corte dei conti denuncia da tempo il ritorno del malaffare. C'è stato un periodo, dopo il 1994, in cui si fece uno sforzo per far prevalere anche in Italia regole di trasparenza e competizione: le trattative private furono azzerate, arrivarono le direttive europee, la regola della gara s'impose, si misero a punto progetti di semplificazione. Fu una stagione di rinascita civile.
Durò poco. Il mercato degli appalti pubblici non fece quel salto di qualità che ci si aspettava. Troppo rigida la legge Merloni, si disse. Le amministrazioni pubbliche si confermarono fragili e distratte, le imprese si lanciarono in ribassi d'asta clamorosi, il mercato si bloccò. Arrivarono deroghe, tornò la trattativa privata per imprese e professionisti, rifiorì il sistema delle clientele, si fece più frequente il ricorso alle regole eccezionali e alle società pubbliche in house. Si sono persi vent'anni e anche qualche importante lezione della storia. Siamo di nuovo al punto di partenza.