Gabella hi-tech, forse non è il caso. Non tanto per il vespaio di polemiche sollevato dal decreto del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi che va a tassare tutti quei prodotti tecnologici dotati di memoria che riproducono opere artistiche (chiavette, supporti, pc, cellulari e consolle). La dialettica tra le parti, anche nei suoi riflessi corporativi, fa parte del gioco. Per tre semplici motivi: perché l'aumento va a colpire un settore in crescita in Italia, che sta provando a rinnovarsi nonostante la crisi, offrendo a consumatori e clienti prodotti limati nel prezzo e dalle capacità tecnologiche sempre migliori. Perché avviene con poca trasparenza e senza una condivisione con le controparti: aziende di tlc e imprese elettroniche e innovative. Perché introduce un principio anti consumer: tassare cellulari, consolle e pc a prescindere dal comportamento dei fruitori. E perché in fondo, in un paese come l'Italia, non di rado culturalmente problematico verso la modernizzazione, tutto questo rischia di passare per un cattivo esempio di penalizzazione dell'innovazione. Sarebbe paradossale.