Si tratta di mini-dividendi, non certo di cifre da anni di vacche grasse. Ma il ritorno alla remunerazione degli azionisti delle prime dieci banche italiane (solo il Monte dei Paschi di Siena potrebbe decidere di non distribuire dividendi) è una doppia buona notizia. Per gli azionisti, naturalmente, e per il sistema. Che, com'era emerso anche nel pieno del credit crunch, dimostra di essere più solido dei concorrenti internazionali. L'apparato finanziario, uno dei due pilastri del sistema Italia, regge. Per accompagnare la crescita, però, è necessario che venga puntellato anche il secondo pilastro, quello industriale. Le previsioni, unanimi, parlano di un incremento anemico del Pil. Dunque, sarebbe necessario che la produttività e la competitività del sistema fossero stimolate da un allentamento della stretta creditizia. Come ha documentato Bankitalia (Il Sole 24 Ore di ieri), nel 2009 sono state le province in cui più forte è l'industria manifatturiera a essere penalizzate dalla stretta creditizia: Biella, Ancona, Belluno hanno subito un calo dei prestiti di oltre il 20 per cento. Proprio mentre la raccolta dei risparmi delle famiglie cresceva. Riaprire i rubinetti del credito alle imprese darebbe una boccata d'ossigeno a tutto il sistema.