La sicurezza alimentare, la biodiversità e i cambiamenti climatici sono i temi al centro del vertice Fao che inizia oggi a Roma e che si concluderà mercoledì.
Come collettività, stiamo fallendo nella lotta contro la fame nel mondo.
Attualmente, sono oltre un miliardo, sul nostro pianeta, le persone che non dispongono del cibo necessario per soddisfare il fabbisogno alimentare giornaliero di base; e nei paesi in via di sviluppo la situazione peggiora giorno dopo giorno.
Si tratta, soprattutto e come prima cosa, di una vergogna sul piano morale. Com'è possibile che nel XXI secolo, dopo aver viaggiato sulla Luna, non siamo in grado di sfamare la popolazione della Terra? I politici devono peraltro rendersi conto che il fenomeno della fame nel mondo è collegato agli effetti della crisi economica e ai cambiamenti climatici in corso, una situazione, questa, che getta lunghe ombre sulla comunità mondiale.
A essere onesti, i leader mondiali hanno già fornito una risposta. Di recente, al G-8 dell'Aquila, ci siamo fermamente impegnati ad «agire nella misura e con l'urgenza necessarie per conseguire una sicurezza alimentare globale sostenibile» e, per il prossimo triennio, sono stati stanziati in totale 20 miliardi di dollari.
Per quanto notevole, il nostro impegno potrebbe rivelarsi tuttavia insufficiente: dobbiamo fare di più per estendere la produzione agricola, per dare libero corso agli scambi, al fine di garantire la sicurezza alimentare e per contrastare gli effetti incalzanti dei cambiamenti climatici sull'agricoltura.
Anche la Commissione europea ha fornito una risposta, finanziando la sicurezza alimentare tramite una serie di strumenti. Lo strumento alimentare di cui la Ue si è dotata lo scorso anno mobilita fondi aggiuntivi per 1,5 miliardi di dollari destinati a contrastare, in tempi brevi, l'aumento dei prezzi alimentari.
Nei prossimi tre anni prevediamo un ulteriore stanziamento di 4 miliardi di dollari per finanziare attività di sostegno ai paesi che hanno necessità di potenziare la sicurezza alimentare e di adeguarsi ai cambiamenti climatici.
Ulteriori stanziamenti a favore della sicurezza alimentare dovrebbero peraltro risultare dal pacchetto finanziario che l'Unione europea sostiene strenuamente in vista del prossimo appuntamento di rilievo in calendario: la conferenza di Copenaghen di dicembre sui cambiamenti climatici. Occorreranno notevoli investimenti affinché l'agricoltura possa adeguarsi con successo alle mutazioni climatiche e alla crescente intensità e frequenza di eventi atmosferici eccezionali. I cambiamenti colpiscono maggiormente le popolazioni più povere e le tendenze a livello mondiale nascondono grandi disparità su scala regionale.
Il costo dei cambiamenti climatici sarà particolarmente elevato per i piccoli agricoltori, prevalentemente nei paesi in via di sviluppo. Se non agiamo in fretta, entro il 2080 la siccità avrà ridotto del 10-20% la capacità cerealicola di base dei 40 paesi più poveri, essenzialmente in Africa sub-sahariana e America latina.
Le risposte a questo problema sono tuttavia a portata di mano. Gli effetti della biodiversità sono spesso scarsamente compresi e, con essi, il contributo che la biodiversità è in grado di dare alle problematiche mondiali. Un ecosistema è tanto più in grado di resistere ai cambiamenti quanto più si caratterizza per forme di vita variegate.
In tal senso, la biodiversità può costituire una "assicurazione naturale" contro la repentinità dei cambiamenti climatici e fungere da rete di sicurezza contro le perdite causate dal clima, dai parassiti e dalle malattie. La diversità biologica è essenziale ai fini di una produzione alimentare sicura e stabile nel lungo periodo. Le carestie che hanno afflitto l'Irlanda del XIX secolo e l'Etiopia degli ultimi decenni del XX secolo dimostrano inconfutabilmente che un'agricoltura non diversificata è vulnerabile ai cambiamenti ambientali, vulnerabilità destinata a ripercuotersi in termini drammatici sulle popolazioni.
La diversificazione delle colture può essere peraltro notevolmente benefica per l'ecosistema. Le varietà resistenti alla siccità e alle inondazioni permettono non solo di aumentare la produttività, ma anche di prevenire l'erosione del suolo e la desertificazione. Nel Ghana meridionale, ad esempio, gli agricoltori sono riusciti a ridurre l'incidenza dei cattivi raccolti dovuti a precipitazioni variabili e imprevedibili coltivando, per una stessa specie, diverse varietà resistenti alla siccità. La diversificazione delle colture ha consentito inoltre di diminuire il ricorso a pesticidi costosi e dannosi per l'ambiente.
Sono quindi convinto che, nella lotta ai cambiamenti climatici e all'insicurezza alimentare, occorra valorizzare la biodiversità e che questa problematica vada portata all'attenzione dei vertici.
In occasione del vertice di Roma, mi auguro che si sia in grado definire le principali priorità della lotta contro la fame nel mondo e l'insicurezza alimentare e, soprattutto, d'istituire, in tema di sicurezza alimentare, un'autorevole fonte consultiva per governi e istituzioni internazionali.
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