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STATISTICA / Il Pil non dà la felicità (ma che c'è di meglio?)

di Paolo Legrenzi

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16 Settembre 2009

Che cosa sia la felicità nessun lo sa. Lo stato di benessere soggettivo si misura invece con tecniche che sono diventate sempre più precise, sofisticate e affidabili. Tutti si accorgono che alle volte si sta bene e si è contenti, altre volte no: da questa impressione soggettiva si può distillare un indice che prescinde dalle oscillazioni momentanee dell'umore, del benessere e, se proprio volete chiamarla così, della felicità.
Perché si preferisce parlare di benessere e non di felicità? Perché quest'ultima varia molto nel corso della vita, e persino di una stessa giornata. Se domandate a una mamma statunitense quando è felice, in media vi dirà che lo è quando sta con la sua famiglia, insomma quando realizza il suo ruolo. Eppure, se la interrompete senza alcun preavviso, scoprite che la "mamma media" sta veramente bene quando parla con le sue amiche o si guarda tranquilla la tv, con tutti i familiari fuori dai piedi.
Se passiamo dal soggettivo all'oggettivo, sappiamo bene che il Pil pro capite può venire accertato, e abbiamo dati che risalgono al 1870. Nel manuale di economia scritto da Robert Frank e Ben Bernanke, l'attuale governatore della Federal Reserve statunitense, c'è una bella tabella che mostra l'impressionante incremento del Pil pro capite in Australia, Canada, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti. A valori reali (e non nominali!) la ricchezza disponibile per una persona si è moltiplicata per almeno cinque volte. Il paese più impressionante è il Giappone: l'incremento medio è stato di almeno sei volte dal 1958 a oggi. Negli ultimi cinquant'anni, in questi paesi, è stato anche rilevato, su campioni rappresentativi, il grado di benessere soggettivo medio. Dappertutto si assiste a una scissione impressionante: le generazioni non sono per nulla più contente via via che, sui tempi lunghi, cresce il loro reddito. In Giappone abbiamo avuto nel dopoguerra tassi superiori al 4% annuo, ma la soddisfazione soggettiva media è quella di cinquant'anni fa. Questo vuol forse dire che il denaro non fa la felicità e che non si deve badare al Pil per riflettere sulla salute di un paese? Assolutamente no. Nuovi indicatori, come suggerisce la commissione Stiglitz, sono auspicabili, ma il Pil non è da rottamare. Tant'è vero che le persone meno povere sono in media, in tutti i paesi, più contente di quelle di ceto inferiore. E questa non è una grande scoperta.
Il problema è un altro. Le persone godono nel diventare più ricche, ma tendono ad assuefarsi al livello raggiunto. Di conseguenza, sui tempi lunghi, provano soddisfazione o dispiacere in funzione dell'incremento o meno, e non del valore assoluto del reddito pro capite. Questa è una legge molto generale che serve per spiegare come funziona il ricordo di eventi dolorosi, la scocciatura di chi ha fatto una coda, e la gioia di chi ha vinto una lotteria.
Se non dobbiamo buttare via il Pil, ha un senso confrontarlo con la rilevazione del benessere soggettivo? La risposta è di nuovo negativa. Sarebbe come confrontare ciliegie e mele. La misura della soggettività ha senso solo se vogliamo valutare la maggiore o minore contentezza delle persone sui tempi brevi, e in seguito a riforme e interventi specifici. Oggi sono più contenti gli italiani o gli statunitensi del loro sistema sanitario? E dopo che sarà cambiato in un certo modo? Al contrario, il bello del Pil pro capite è proprio il prescindere da tempi e luoghi.
Il regno del Buthan sta a cavallo tra India e Cina, una sorta di Svizzera himalayana con meno di un milione di abitanti. Già negli anni 70, il re Jigme Singye Wangchuck ebbe l'idea di introdurre l'indice Gross National Happiness. Questo forse attirò turisti e, di sicuro, notorietà. Si tratta di stabilire non solo lo sviluppo economico, ma anche la capacità di realizzare le proprie potenzialità spirituali, secondo il concetto buddhista di Jimba. In realtà non si fa altro che misurare delle specifiche componenti compendiandole in un indice: la Felicità interna lorda pro capite.

16 Settembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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