La monopolista Electricité de France (Edf) vuole entrare nel progetto del gasdotto South Stream con il quale Gazprom ed Eni porteranno verso l'Europa il metano dell'Asia Centrale. Non è il solo caso di aziende del settore elettrico interessate a gasdotti e giacimenti. Un altro esempio, più vicino agli italiani, è quello dell'Enel, che ha accordi per i giacimenti di gas in Russia e che partecipa al progetto del gasdotto Galsi fra Algeria e Sardegna. Non è una tendenza alla "multiutility che fa tutto" (e spesso chi vuole fare tutto lo fa in modo modesto) bensì è una spinta trasversale per ridurre il rischio, in questo caso tentando una leggera integrazione verticale. Lo strumento è l'alleanza con gli specialisti, ben contenti di ripartire il rischio: Gazprom ed Eni nel caso del metanodotto dell'Edf. Il metano (come il carbone, il petrolio o altre materie prime energetiche) è fondamentale per far marciare le centrali, e avere un po' di controllo sugli approvvigionamenti consente di mettersi al riparo (in parte) dagli incerti dei mercati che si conoscono meno.