Enti fieristici in piena campagna acquisti, rassegne che cambiano città, saloni che nascono come i funghi. Il mondo delle fiere è in piena evoluzione, con un po' di sana e dura competizione. La concorrenza fa bene al mercato, ma restano alcuni dubbi. I 28 enti fieristici italiani, troppi, nella gran parte dei casi rispondono a logiche politico-locali in cui prevale la volontà di riempire gli spazi espositivi e gli alberghi. Obiettivo più che legittimo, ma che spesso si scontra con le reali esigenze degli espositori. Un imprenditore affronta le spese, molto alte, per fiere che lo mettono in contatto con i buyer di tutto il mondo. Ha quindi bisogno di selezione, non di moltiplicazione delle rassegne. Troppi appuntamenti, troppe rassegne disorientano i visitatori, soprattutto se stranieri. L'Italia deve scegliere perché la dimensione nazionale, nelle fiere, non esiste più: o poche, selezionate fiere internazionali, dove si concludono gli affari, o rassegne locali, per i classici due passi con la famiglia. Non c'è spazio per altro.