La mafia italiana è la sesta al mondo per giro d'affari, ma è di gran lunga la più famosa. Grazie alle otto serie della Piovra trasmesse dalle televisioni di 160 paesi e a libri come Gomorra tradotti in mezzo mondo. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi non è nuovo ad affermazioni di questo genere. Qualche anno fa si era scagliato contro la serie che vedeva protagonista il commissario Cattani-Michele Placido. Ieri ha aggiornato e aggiunto il bestseller di Roberto Saviano, in questo momento l'autore italiano più noto al mondo. Ci permettiamo di dissentire. Per due motivi. Il primo: nessuno osa pensare che Chicago sia in mano alla malavita perché il cinema americano l'ha raccontata mille e una volta. L'arte è arte, la realtà è realtà. Il secondo: parlare della mafia, con il cinema, i libri, le serie tv vuol dire occuparsi del problema. Rompere la barriera omertosa di Cosa nostra. La mafia - dicono i mafiosi - è cosa nostra, non occupatevene. Invece, il senso civico dovrebbe spingere tutti a occuparsene, a raccontarla, a denunciare. Per dimostrare al mondo che stiamo dalla parte di Falcone e Borsellino. Contro Cosa nostra.