Fuggono i cervelli, corrono via anche gambe e mani baciate dal talento. I giocatori italiani emigrati nel basket Usa sono stati protagonisti di una notte stellare, e il giorno prima Barack Obama ha premiato due nostri giovani tra i cento scienziati top. Coincidenze? Mica tanto. Se i ricercatori italiani si fanno strada all'estero perché la ricerca da noi langue, anche nel basket i migliori emigrano e intanto la nazionale è al minimo storico, il campionato è di una noia mortale, dominato da anni da Siena, l'ultima, la derelitta Napoli, è a 8 sottozero e perde le partite di 100 punti, altri club gloriosi, come la Fortitudo Bologna, sono falliti. E non c'è solo il basket. Nello sci non vinciamo la coppa da 15 anni e i nostri tecnici resuscitano i team stranieri, di atletica e tennis meglio non parlare, persino nell'osannato calcio c'è una squadra sola, negli stadi ci sono più telecamere che spettatori e i talent scout stranieri si portano via i diciottenni. Tra scienza e sport è un brutto quadro da paese sottosviluppato, con i migliori che vanno all'estero per lavorare bene. La cura sarebbe la solita, la stessa per tutto il paese: più soldi ma soprattutto più organizzazione. Insomma, più gioco di squadra.