Agli investitori piacciono le azioni di casa. Gli economisti lo chiamano home bias, o anche local bias. Una scelta apparentemente irrazionale, e che va contro il principio della diversificazione, spinge a mettersi in portafoglio i titoli di società geograficamente più vicine. Sarà perché si ritiene di conoscerle meglio o forse anche perché vicini e conoscenti ne parlano. La conferma viene da innumerevoli studi, a partire dagli Stati Uniti, ma anche su molti altri mercati evoluti. Il prezzo di mercato, sostiene uno di questi studi, è influenzato in qualche misura dallo squilibrio fra la domanda locale e l'offerta locale di titoli.
In Italia, questo squilibrio è enorme. La geografia delle società quotate in Borsa, tracciata da Stefano Mengoli e altri due economisti dell'università di Bologna, vede uno stivale ricoperto di bandierine fittissime a Nord-Ovest e a Nord-Est, più rade al Centro, il deserto al Sud. Il valore aggregato per regione del valore di libro di queste società presenta quattro grandi centri, in Lombardia, Lazio (grazie alle partecipazioni statali), Piemonte ed Emilia-Romagna. Se confrontiamo questa cartina, come hanno fatto i tre economisti bolognesi, con quella del reddito disponibile aggregato per regione, notiamo che le disparità sono molto meno evidenti: certo, il Nord è più ricco del Sud, ma non con una sproporzione così esagerata come nella mappa delle società quotate.
Sovrapponendo le due immagini, quella dell'Italia delle società quotate in Borsa e quella del reddito delle famiglie, il risultato è un'ultima raffigurazione del paese dove c'è un eccesso di domanda potenziale al Sud, e in misura minore al Centro (escluso il Lazio), cui non corrisponde un'offerta di azioni d'imprese locali. Tanto da far pensare, dicono gli autori dello studio, che la prima quotazione in Borsa di un'impresa localizzata in un'area dove non ci sono altre società quotate vedrebbe una riduzione del rischio di un fallimento dell'offerta, o potrebbe spuntare un premio più alto, se è vera l'ipotesi della preferenza dei risparmiatori per i titoli locali.
Le implicazioni sono importanti, soprattutto in una fase in cui ci si preoccupa di far arrivare alle imprese del Sud il capitale di cui hanno bisogno. La Banca del Mezzogiorno può essere un veicolo, ma perché non pensare anche alla Borsa, sfruttando così la disponibilità di risparmio che ora non trova uno sbocco locale e che invece potrebbe andare a costituire il capitale di rischio delle imprese meridionali?
L'effetto di "rarità" delle quotazioni in queste aree potrebbe poi consentire di raccogliere questo capitale a costi convenienti. Il messaggio alle aziende del Sud quindi è chiaro: quotatevi e ne avrete un vantaggio - e non lo svantaggio, come comunemente si ritiene - dalle condizioni "territoriali". I candidati sono molti di più di quel che si potrebbe pensare: se terranno conto del local bias, forse si convinceranno più facilmente.