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LA NUOVA BANCA / Ambizione e pazienza per rilanciare il Sud

di Guido Tabellini

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17 Novembre 2009
Ambizione e pazienza per rilanciare il Sud

Il ministro Giulio Tremonti ha più volte osservato che alla base della bassa crescita dell'Italia sta anche il problema del Mezzogiorno. È vero. Al Sud risiede un terzo della popolazione italiana, ma il prodotto per abitante è meno del 60% rispetto al Centro-Nord, e le esportazioni sono un decimo del totale italiano. Se una parte così rilevante delle risorse rimane sottoutilizzata, tutto il paese ne risente.
Ma i problemi del Mezzogiorno sono così gravi e diffusi che è illusorio aspettarsi risultati da provvedimenti estemporanei come la Banca del Sud. È vero che il costo del credito è più alto al Sud, ma ciò è facilmente spiegabile con la maggiore diffusione della criminalità, il peggior funzionamento della giustizia, le prospettive economiche più incerte. A meno di non chiedere che il credito sia allocato con criteri politici, anziché economici, non si capisce cosa possa fare in più una Banca del Sud rispetto ad altri istituti che operano sul mercato. E abbiamo già sperimentato quanti danni fa la politica se si mette a prestare i risparmi altrui. Speriamo che anche la Camera, come già ha fatto il Senato, abbandoni questa cattiva idea.
Cosa fare per risolvere davvero i problemi del Mezzogiorno? È stato tentato quasi tutto: dagli investimenti pubblici, ai patti territoriali, a vari incentivi a capitale e lavoro, alla nuova programmazione regionale, ma niente ha funzionato. Nonostante decenni di politiche speciali a favore delle regioni meridionali, la convergenza con il resto d'Italia si è fermata a metà anni 70.
Questi fallimenti hanno una ragione: sono stati utilizzati strumenti economici per affrontare problemi che invece riguardano la società, il funzionamento delle istituzioni e di tutti i servizi pubblici essenziali, le amministrazioni locali, il comportamento politico dei cittadini.
Se la diagnosi è corretta, allora le politiche per il Mezzogiorno dovrebbero diventare molto più ambiziose ma anche molto più pazienti che in passato. Ambiziose, nel senso di porsi l'obiettivo di trasformare la società, inclusi i valori e gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti della collettività. Pazienti, perché i tempi richiesti saranno lunghi.
Un'impostazione di questo genere richiede strumenti diversi dalle politiche regionali. Occorre migliorare i servizi pubblici offerti direttamente dallo stato sul territorio, in due campi in particolare: istruzione e giustizia. L'istruzione è fondamentale per incoraggiare la mobilità sociale, combattere l'illegalità e il lavoro sommerso, diffondere valori civici. Il buon funzionamento dello stato di diritto è cruciale per alimentare rispetto e fiducia nei confronti della collettività. In entrambe le aree, le regioni meridionali sono svantaggiate.
Come evidenziato da una recente ed esaustiva ricerca della Banca d'Italia, i test scolastici rivelano che, a tutti i livelli d'istruzione, l'apprendimento è più basso nel meridione, di circa il 10% rispetto alla media italiana, e cresce con il livello d'istruzione; l'influenza delle condizioni familiari è più forte; il tasso di abbandono della scuola è molto più elevato; la quota di quindicenni sotto un livello minimo di conoscenze varia tra il 14% e il 22% nel Sud, contro circa il 5% al Nord.
Lo stesso vale per la giustizia. Per concludere il primo grado di un procedimento civile nei tribunali meridionali, ad esempio, bisogna aspettare in media un anno in più che non al Centro-Nord. A questo proposito, il disegno di legge appena presentato, che accorcia la durata dei procedimenti penali, renderebbe inapplicabile la giustizia penale proprio al Sud, dove i processi durano più a lungo.
Insomma, se davvero lo stato vuole aiutare lo sviluppo del Mezzogiorno, pensi innanzitutto a far funzionare bene i servizi di cui è direttamente responsabile, magari lanciando un'apposita campagna: più istruzione e più giustizia nelle regioni meridionali. E se proprio non riesce a farlo, quantomeno non introduca nuove norme che avrebbero effetti devastanti.

17 Novembre 2009
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