«Dobbiamo seguire la strada del dialogo e della comprensione reciproca, il Palazzo di Vetro deve rappresentare l'intera comunità internazionale»: ha esordito così il diplomatico libico Alì Treki, nuovo presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, dove la prossima settimana arriverà anche, per la prima volta, il Colonnello Gheddafi. Certo non è stato proprio un esordio neutrale quello di Treki: ha denunciato il "terrorismo di stato" e per questo ha chiesto lo smantellamento degli insediamenti israeliani in Palestina. Un neopresidente non proprio preoccupato dell'intera comunità internazionale. La Libia tuttavia vuole rappresentarsi in modo diverso: non è più il paese che metteva le bombe sugli aerei. Gheddafi è ormai un paladino del dialogo. Certo, resta il problema degli immigrati e dei campi di detenzione e della gestione a orologeria degli sbarchi. Poi c'è stata la suggestiva proposta di smembrare la Svizzera. È un'evoluzione in atto, gestita con le credenziali del gas e del petrolio. Basta solo che dalla nuova tribuna la Libia non ci propini lezioni su diritti umani e lotta al terrorismo.