Il Dialogo tra la Natura e un islandese, uno dei più belli di Leopardi, narra con ironia di uno sfortunato islandese che scappa in Africa, dove incontra la Natura stessa, ne riconosce la spietata freddezza e finisce o sbranato da due macilenti leoni o seppellito da una tempesta di sabbia e scambiato per una mummia. Nel Viaggio al centro della Terra di Verne, invece, dall'Islanda si parte per calarsi, via vulcano, nelle viscere del pianeta. Quelle meditazioni sulla potenza senza cuore della natura e quelle romanzate avventure diventano realtà con l'eruzione islandese, un 11 settembre geologico. Se per Leopardi la natura è matrigna e per Verne affascinante sfida, nei bilanci di stati, aziende e cittadini il vulcano dal nome alieno Eyjafjallajökull rischia di essere un nuovo guaio dopo la crisi. Ciascun lettore trarrà dalla vicenda le sue conseguenze morali, tantissimi faranno e rifaranno calcoli di perdite, ma il vecchio buon senso ci ricorda quanto tecnologia, civiltà e sviluppo abbiano difeso l'Homo Sapiens dalla furia della Natura. Non sono dunque nostre nemiche - come certi sbadati vogliono implicare - ma nostre sorelle contro la matrigna Natura, già denigrata da Leopardi e oggi furiosa a Eyjafjallajökull.