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È evidente che questo contratto implicito non è efficiente e non può durare a lungo. Per il futuro, sarebbe di gran lunga preferibile consentire ai paesi membri dell'Unione Europea di ripudiare e/o ristrutturare, in tutto o in parte, il debito sovrano. In questo modo i prezzi si aggiusterebbero per riflettere l'aumento del rischio di credito e il collocamento del debito sarebbe limitato alle istituzioni più attrezzate a sopportare rischi elevati. In ultima analisi, le crisi sistemiche sarebbero meno probabili.
Invece che concedere crediti agevolati, l'Unione Europea dovrebbe trovare sistemi per proteggere di più i creditori (cioè imporre che i paesi debitori forniscano qualche tipo di collaterale in garanzia) allo scopo di allargare il mercato del debito sovrano all'interno dell'Eurozona, pur evitando di salvare a ogni costo i paesi debitori. Non esiste alcun sistema finanziario sano (sia nazionale che internazionale) in cui i debitori non possono mai fallire. Anche nel caso in cui i creditori sono ampiamente protetti, la rinegoziazione del debito può essere socialmente desiderabile se il debitore è colpito da contingenze particolarmente avverse.
I nostri politici non dovrebbero scambiare il patriottismo europeo con l'irresponsabilità finanziaria. L'obiettivo dell'equità e della compartecipazione di tutti i paesi dell'Unione ai vantaggi dell'integrazione europea non dovrebbe essere confuso con l'opacità e la mancanza di rigore nei rapporti di credito. Per la solidarietà è molto meglio utilizzare trasferimenti unilaterali.
*Nicola Borri e Pietro Reichlin insegnano alla Luiss Guido Carli