Due anni e quattro mesi di esami di ogni genere. Nessuno ha dato esito incontrovertibile. Il tribunale di Vigevano ha assolto Alberto Stasi, 24 anni, dall'accusa di essere l'assassino della sua fidanzata Chiara Poggi, 26 anni. È l'estrema sintesi del processo che più ha interessato gli italiani negli ultimi mesi. Il delitto di Garlasco. Il bocconiano gentile accusato di un omicidio crudele. Una ventina di consulenti coinvolti. Perizie, controperizie, perizie delle controperizie. Le quattro decisive chieste ad aprile scorso dal gup (medico-legale, informatica, chimico-sperimentale e semi-virtuale...) sono state le architravi del processo. Non un caso isolato. È u un film che si ripete in tutte le aule di tribunale. A farla da padrone sono le intercettazioni telefoniche, le tracce del Dna, i reperti, le analisi chimico-fisiche. Le indagini? Ridotte al lumicino. Gli interrogatori incalzanti? Spariti. Parla il perito. Basta che l'imputato neghi fino alla fine e se il dna non lo inchioda è quasi impossibile essere condannati. Quasi una tecnica difensiva. Di Maigret e 007 uin giro se ne vedono pochi.