Da qualche giorno le banche annunciano conti delle trimestrali in spolvero. In Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Il resto del mondo si spreme le meningi. Se le spremono i capi di stato e di governo per trovare i soldi per appianare i debiti pubblici contratti l'anno scorso per salvare le banche dal fallimento al culmine della crisi nota come credit crunch. Too big to fail tante banche, too interconnected molte altre. Gli organismi internazionali si spremono le meningi per trovare la formula per superare Basilea 2. Si spremono le meningi anche gli imprenditori, soprattutto i medi e piccoli, per trovare le risorse per investire nelle loro aziende e far ripartire una ripresa più solida di quella flebile che annunciano i dati. Lungi da noi l'idea che una banca, che è pur sempre un'impresa, non abbia il diritto di stare sul mercato, di fare profitti e di distribuire utili ai suoi azionisti. Però che un'azienda su tre abbia difficoltà ad ottenere finanziamenti non fa certo bene al sistema. Ben vengano gli accordi, come quello in Emilia Romagna che per superare le strettoie di Basilea 2, propone di considerare gli ultimi tre bilanci delle imprese per definire il merito di credito. Su scala planetaria o su scala globale ben venga ogni forma di collaborazione che faccia ripartire il sistema.