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Il sito pubblico inutile finirà al macero

di Antonello Cherchi

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18 gennaio 2010

Per la pubblica amministrazione internet non può essere una moda. Gli uffici pubblici non possono pensare di aprire un sito e poi lasciarlo vegetare. Quando non abbandonarlo a se stesso, senza più alcun aggiornamento. Il cittadino che accede alle pagine online di un'amministrazione pubblica si aspetta notizie puntuali, verificate e comprensibili.
Invece, così non è. La rete pullula di siti nati dalla mano pubblica e poi dimenticati. E chi li legge può rimanere fuorviato, perché confidando nel marchio di fabbrica, dà per buone informazioni che invece non lo sono più.

Per questo il ministero della Funzione pubblica ha avviato la campagna di rottamazione dei siti pubblici ormai inutili. E siccome ha consapevolezza della diffusione del fenomeno, ma non ne conosce con esattezza i numeri, ha pensato di affidarsi ai cittadini. Sta, infatti, implementando il sito www.accessibile.gov.it con la creazione di una sezione ad hoc dedicata alla rottamazione: chiunque si imbatterà in un sito di una pubblica amministrazione da considerare ormai desueto, potrà segnalarlo e dopo le opportune verifiche i tecnici della Funzione pubblica valuteranno se farlo sparire dalla faccia del web.

Sarà, insomma, la comunità virtuale a decidere della sopravvivenza o meno delle iniziative online delle pubbliche amministrazioni. E siccome oggi l'agorà in rete si identifica soprattutto con i social network, la Funzione pubblica sta pensando di inserire l'accesso alla rottamazione online all'interno dei gruppi di discussione digitali, così che il tema diventi anche argomento di dibattito.

L'obiettivo è di fare in modo che il web – dove tutto sopravvive e l'oblio non esiste – si disfi almeno degli orpelli pubblici. Un'operazione che va di pari passo con l'altra – sempre messa in campo dalla Funzione pubblica – di dotare i siti della pubblica amministrazione di un marchio di fabbrica. Nel prossimo futuro le pagine online che nascono in ambito pubblico dovranno essere iscritte al dominio "gov.it". Una sorta di certificazione che sarà sinonimo di siti semplici da leggere, di notizie facilmente accessibili, aggiornate e verificate.

Molti uffici pubblici dovranno, dunque, rimetter mano alle loro iniziative sulla rete. E nel farlo dovranno tener conto anche del nuovo obbligo sulla pubblicità legale, destinata a transitare online. Una novità che sarebbe dovuta partire il primo gennaio, ma che ha ottenuto dal milleproroghe altri sei mesi.

18 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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