Adottata a furor di popolo, ma con la spada di Damocle dell'Unione Europea. Bizzarro destino quello della legge sul made in Italy. Nata in pieno luglio in un capannone della Brianza dove si erano dati convegno un manipolo di imprenditori tessili tenuti insieme dal collante della trasparenza dei processi produttivi, in poche settimane ha visto la luce. Grazie all'iniziativa parlamentare di tre onorevoli, all'epoca su tre diversi schieramenti politici. Nella spola tra Camera e Senato ha così goduto di una corsia privilegiata da Guinness dei primati parlamentari italiani. Una cosa mai vista.
Così com'è nata, però, la legge sull'etichetta obbligatoria rischia di essere spazzata via da un eventuale parere contrario di un altro parlamento più grande, quello europeo. Sei mesi per evitare la sciagurata fine, è il lasso di tempo che la stessa legge si concede prima dell'entrata in vigore, il 1° ottobre 2010. Quindi occhi puntati in alto, sul cielo di Bruxelles, per capire se la legge che per eccellenza ha saputo unire tutte le forze dell'arco parlamentare, saprà reggere alla prova più dura.