Nell'autunno del 2008 si pensava che i diamanti potessero seguire le orme dell'oro e, come l'oro, proteggere gli investitori dall'inflazione e dalle oscillazioni di valute e borse. I "nemici" sono gli stessi: si annidano nell'atteggiamento dei consumatori più giovani, attenti alle ultime sirene tecnologiche e molto meno ai gioielli costosi. Però questi mesi hanno visto divergere le sorti dell'oro da quelle dei diamanti. La domanda degli investitori e i prezzi dell'oro continuano a correggere i record, mentre solo un drastico taglio di estrazione ha fatto risalire i prezzi delle gemme grezze. Intanto la domanda al dettaglio non decolla e le miniere dovranno produrre più pietre per rendere abbordabili i prezzi ed evitare di spazzare via mezzo milione di posti di lavoro solo nei centri di taglio indiani. Resta da capire perché. La risposta la offre Martin Rapaport, l'autore della più seguita newsletter del settore: a pilotare i prezzi è un oligopolio e i consumatori hanno poca fiducia e scarsa dimestichezza con questo mercato. Se fosse libero, oggi i diamanti sarebbero un perfetto bene rifugio.