Il lusinghiero quinto posto tra i ministri economici europei che il Financial Times ha assegnato ieri a Giulio Tremonti solleva soddisfazione e induce a più di una riflessione. Il piazzamento, di gran lunga il migliore per un ministro italiano degli ultimi anni, conferma le analisi che siamo venuti facendo su Tremonti, che ha provato a tenere la barra fiscale con serietà e almeno su una rotta non casuale, respingendo l'assalto alla diligenza della spesa condotta dai suoi colleghi più allegri. Secondo punto: il piazzamento di Tremonti dovrebbe finalmente far giustizia del pregiudizio contro la stampa estera che così spesso alberga al governo e nei suoi fogli amici. Se una politica riconoscibile c'è, il mondo la vede. Tremonti ha ragione di essere contento e gliene diamo atto. Adesso però lo attende la sfida del podio, una personalità come la sua non può sfuggire. Per raggiungere la zona medaglia, alla mano ferma fin qui mostrata occorre accoppiare un occhio intelligente alle misure per rilanciare la domanda e sostenere le imprese, Irap inclusa finalmente. Bene dunque ma avanti.