Si affideranno forse al codice deontologico forense: «Costituisce violazione dei doveri professionali, il mancato, ritardato o negligente compimento di atti inerenti al mandato, quando derivi da non scusabile e rilevante trascuratezza degli interessi della parte assistita». O forse, semplicemente, continueranno a tempestare di telefonate il call center.
Comunque vada sono arrabbiati, molto arrabbiati, gli ottomila avvocati – più gli ottomila familiari interessati – che dal 31 marzo sono rimasti senza polizza sanitaria integrativa perché la Cassa Forense non ha rinnovato per tempo il contratto. La Polizza, stipulata con Generali attraverso una gara europea, durava dal 1° aprile 2007 al 31 marzo 2010, veniva rinnovata annualmente dagli interessati, e copriva le spese mediche di più di sedicimila persone, tra avvocati e familiari: parti, ricoveri, interventi, visite specialistiche. Il "vuoto" di copertura verrà colmato non appena si concluderà la gara per l'assegnazione del nuovo contratto. E nell'attesa?
Per le donne in gravidanza vicine al traguardo la scelta è obbligata: mano al portafogli per scegliere il medico e alloggiare in camera singola, o adattamento al servizio offerto dalle strutture pubbliche. Più grande il disagio dei familiari, magari meno giovani, che avevano sottoscritto la polizza per i grandi interventi e i gravi eventi morbosi (scaduta alla fine di marzo come l'integrativa). Per questi ultimi, forse, per conservarsi in salute – (almeno) fino all'apertura del nuovo ombrello – potrebbe essere utile rispolverare la vecchia, ma sempre diffusa, scaramanzia.