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NO COMMENT / Il pressing degli azionisti sui banchieri

di Fabio Tamburini

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19 dicembre 2009

Il secondo anno della grande crisi economica sta per chiudersi e per i banchieri italiani tira aria di scampato pericolo. Certo, forse più per marginalità rispetto alle vicende internazionali che per virtù, le banche made in Italy sono state meno toccate dalle difficoltà che hanno travolto i big del sistema. Tanto che, ad esempio, l'Italia è stata l'eccezione in un mondo che ha visto il capitale pubblico correre in aiuto di quello privato per evitare il peggio. Poi i mercati finanziari hanno ripreso fiato. E, a ruota, stanno arrivando le prime notizie confortanti sui segnali di ripresa.

Ecco perché chi è rimasto in sella, pur scontando un certo stress e molte difficoltà, vede scenari più rassicuranti. Questo non significa che non possano mancare scosse d'assestamento anche di non poco conto. In casa UniCredit è in corso una doppia operazione particolarmente impegnativa: la fusione in una banca unica delle tre attuali di gruppo (retail, finanza d'impresa,private banking)e un impegnativo aumento di capitale. La certezza è che gli azionisti più importanti, a partire dalle fondazioni, colgano l'attimo per verificare insieme all'amministratore delegato Alessandro Profumo sia le scelte degli uomini sia le deleghe (tra i protagonisti in cerca di conferme vanno ricordati Sergio Ermotti, Paolo Fiorentino, Roberto Nicastro). Non solo. Il presidente Dieter Rampl, che finora ha preferito un ruolo sostanzialmente defilato, sarà chiamato a una maggior presenza sul campo per convincere quei soci per i quali, secondo lui, è arrivato il momento del passaggio delle consegne.

Ugualmente anche sul fronte d'Intesa Sanpaolo gli azionisti bussano alla porta dell'amministratore delegato, Corrado Passera. In particolare nei mesi scorsi Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, ha cercato di dare la spallata, facendo pesare il ruolo di azionista più importante e puntando sulla nomina di un nuovo direttore generale al posto di Francesco Micheli, scelto da Passera così come il responsabile del corporate, Gaetano Micciché. Ma, in occasione dell'assemblea di primavera, l'intero assetto di governo del gruppo verrà sottoposto alla verifica: dai vertici del consiglio di gestione (che ha come presidente Enrico Salza) a quello di sorveglianza (guidato da Giovanni Bazoli).

Sempre a primavera si giocherà l'ultimo tempo della partita per le Generali. Il presidente Antoine Bernheim non nasconde di gradire l'ennesima conferma, peraltro difficile da ottenere soprattutto per l'etàavanzata. Mercoledì scorso l'agenzia di stampa Radiocor lo ha sorpreso in visita natalizia a Cesare Geronzi,presidente di Mediobanca.All'incontro, di sapore prenatalizio e definito di cortesia, è stato subito attribuito un significato particolare, perché considerato una sorta di apertura delle grandi manovre in vista del rinnovo dei vertici della compagnia. Proprio Geronzi, in effetti, è considerato il candidato più naturale alla successione. Sempre che, tuttavia, venga risolto un problema di non poco conto: la scelta di chi dovrebbe subentrargli in Mediobanca.
Per azzardare qualche previsione è troppo presto, ma tra le novità di fine anno spicca l'uscita da Unipol dell'amministratore delegato Carlo Salvatori, in passato presidente di UniCredit. Su altri versanti va ricordato un banchiere destinato a non restare in panchina ancora a lungo: Gianpiero Auletta Armenise, che nei mesi scorsi ha lasciato l'incarico di amministratore delegato della Banca Ubi per ragioni di famiglia.

19 dicembre 2009
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