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SOCIETA' / Il tempo fugge sui «fogli» di Twitter

di Gabriele Pedullà

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19 novembre 2009

In uno dei saggi-feticcio del XX secolo, Da Caligari a Hitler, Siegfried Kracauer sostiene che il cinema tedesco dell'età di Weimar andrebbe studiato come una proiezione delle pulsioni psicologiche profonde della Germania sconfitta. Ben prima dell'avvento di Hitler, le pellicole si erano popolate di pericolosi manipolatori delle coscienze che, grazie al sapiente utilizzo delle nuove tecnologie e dei mezzi di comunicazioni di massa, riuscivano a controllare da lontano la volontà degli ignari cittadini e a portare avanti i loro disegni criminosi. I fantasmi che nessuno riusciva ad evocare direttamente diventavano insomma visibili all'istante nel buio della sala.
Ci si può chiedere se un approccio del genere (una sorta di psicoanalisi collettiva della nazione) funzioni anche con il gioco letterario lanciato nei giorni scorsi dal Sole 24 Ore. Cosa ci dicono, in altre parole, delle ansie segrete e delle aspirazioni dell'Italia di oggi gli oltre 500 microracconti di 140 battute pervenuti in 48 ore? Anche statisticamente, i testi arrivati evidenziano una serie di tendenze molto precise.

Innanzitutto una buona notizia: come è giusto che sia quando si fa della letteratura, i nostri laconici scrittori limitano al minimo i riferimenti alla contingenza e puntano all'essenziale delle relazioni umane e alle sue invarianti. Il poco spazio concesso obbliga ad andare all'osso o - come avrebbe detto un seguace dei formalisti russi - alla struttura elementare. Un riferimento polemico a Brunetta, una riflessione sulla solitudine di un uomo politico assediato a Palazzo Chigi, un paio di ammiccamenti a Facebook, un richiamo all'influenza suina, un altro ai reality show, più una manciata di accenni alla crisi economica e all'ondata di licenziamenti e casse integrazioni.

Gli italiani, o per lo meno i partecipanti al gioco del Sole 24 Ore, non sono ispirati dalle notizie del giorno. Al tempo breve della politica e del costume sembrano anteporre il tempo strettamente esistenziale della vita che corre via in un attimo - probabilmente uno dei temi più praticati in questi racconti. Tempus fugit! Tempus fugit!, ripetono in coro. È possibile che si tratti di effetti diretti della contrainte del gioco: a forza di rinchiudere un'intera storia in 140 caratteri si è portati necessariamente a ragionare sulla brevità del nostro soggiorno terreno, come nel più bello, forse, dei racconti di Luigi Pirandello, Una giornata. Pure per questo, verosimilmente, non mancano le storie narrate da una prospettiva postuma.

La seconda simpatica sorpresa di questiracconti è che gli scrittori liofilizzati del Sole sono degli scatenati formalisti. Nella stagione dei narratori-reporter, molti dei testi arrivati (e la stragrande maggioranza dei migliori) sono costruiti su simmetrie, giochi di parole, parodie dei generi, ribaltamenti inaspettati, paradossi folgoranti, celeri riscritture (ben due della Passione), riflessioni metaletterarie sulla facilità o sulla difficoltà di rinchiudere l'universo in una manciata di sillabe. Perché c'è anche una grande voglia di ridere in questi scritti fulminei, pure se quasi sempre si tratta di una risata amara e a denti stretti. Tragedie in due battute, avrebbe potuto definirle Campanile.

Ma di cosa parlano esattamente questi racconti? A un conto approssimativo si direbbe che le due azioni più comuni siano l'omicidio e il corteggiamento: in un numero impressionante di casi strettamente connesse nella formula evergreen del delitto passionale. Amori felici e amori infelici, aggressioni e suicidi, incomprensioni sentimentali ma anche legami che sfidano vittoriosamente i decenni. I lettori del Sole non sembrano avere dubbi: tra l'inizio e la fine, tra l'alfa e l'omega, l'esperienza essenziale è l'amore (e qui è una vera rivelazione scoprire tanti uomini mostrarsi senza veli in veste di romanticoni impenitenti). Curiosamente invece, dato l'elevato numero di atti violenti contenuti nei 140 caratteri del regolamento, gli italiani non sembrano riconoscere all'odio uno spazio importante. La morte, la propria e quella altrui, arriva per caso e persino per gioco, spesso per motivi futili, e a volta fa persino ridere (a differenza del tempo che passa).

Non siamo troppo distanti dall'humour noir di Breton, ma forse i veri modelli (chissà quanto consapevoli) di questa prima infornata di racconti per Twitter sono piuttosto il Ronald Laing dei formidabili dialoghetti di Mi ami? e il supremo Max Aub di Delitti esemplari, con il suo gusto per l'assurdo e per l'atto gratuito. Tanto che alla fine non si può non concludere che i lettori del Sole 24 Ore, qui tramutati in scrittori istantanei, si rivelano più dotati di gran parte dei romanzieri che entrano settimanalmente in classifica. Largo ai brevi!

19 novembre 2009
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