Botta e risposta tra Mediobanca e la Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti. Entrambe intendono cogliere l'occasione rappresentata dai crolli seguiti alla grande crisi per crescere sulle principali piazze europee. Mediobanca, che mantiene salda la leadership del mercato italiano, sta valutando diversi dossier tra cui spicca l'interesse verso l'investment banking della tedesca Sal.Oppenheim. Il gruppo Banca Leonardo, che Braggiotti ha rilevato tre anni e mezzo fa coordinando una decina d'investitori, ha sempre avuto una vocazione europea ma ha in cassa liquidità per 500 milioni, pronti per essere utilizzati acquistando attività nei principali Paesi dell'Europa continentale.
Una rivalità che parte da quando Braggiotti, dopo quasi 20 anni in Mediobanca, venne epurato da Vincenzo Maranghi, il delfino del fondatore dell'istituto, Enrico Cuccia. Braggiotti passò in Lazard, la banca d'affari franco-americana e successivamente lanciò Banca Leonardo, fin dall'inizio con vocazione europea. Ora il gruppo ha raggiunto dimensioni ragguardevoli, con circa 400 dipendenti. La campagna acquisti in corso, che punta anche sul reclutamento di singoli banchieri e team manageriali senior, conferma lo stato di salute eccellente, nonostante qualche trappola lungo il percorso di crescita che avrebbe potuto provocare danni.
L'abilità di Braggiotti è stata di avere dribblato gli ostacoli, riuscendo perfino a evitare i riflettori della ribalta. Da sempre, per esempio, ha un ruolo importante nelle scelte decisive della famiglia Agnelli e dei consiglieri che le sono più vicini, compreso la discussa operazione Ifil-Exor che ha permesso di rimborsare il grande prestito ottenuto dalle principali banche rafforzando la partecipazione di controllo in Fiat, ma che è finita nel mirino della magistratura. Nessuna inchiesta giudiziaria, al contrario, è scattata sulla Tassara, la finanziaria di Romain Zaleski che ha rischiato di essere travolta dalla crisi economica e dal crollo dei titoli quotati in Borsa.
Un dossier seguito da Braggiotti passo dopo passo esattamente come quello di Risanamento, il gruppo immobiliare controllato da Luigi Zunino. Sia uno che l'altro sono figli delle strette frequentazioni con l'amministratore delegato di Banca Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, e con il presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli. Sul fronte Risanamento, durante l'intera estate, la tensione è stata davvero significativa. Commenta uno dei magistrati che ha seguito le indagini fin dall'inizio: «Siamo intervenuti chiedendo il fallimento perché avevamo la sensazione di essere presi in giro. I vari piani di salvataggio, fino a quel momento, erano del tutto inconsistenti».
Preoccupazioni che però non hanno spinto Braggiotti a modificare la tradizionale, lunga pausa delle vacanze d'agosto. Nell'attesa di brindare al salvataggio di Risanamento, il banchiere punta al rafforzamento delle posizioni in Francia, Centro Europa e Spagna. Per questo mette a frutto la rete di alleanze che ha costruito fin dall'inizio coinvolgendo nell'azionariato della banca la francese Eurazeo (ponte dei rapporti con il presidente delle Generali, Antoine Bernheim, molto legato a Braggiotti), la spagnola Torreal (che fa capo a Jean Abellò, conosciuto in Italia per le frequentazioni in Montedison), la tedesca Allianz (che ha come riferimento un manager italiano ben conosciuto e apprezzato, Enrico Tommaso Cucchiani).
fabio.tamburini@ilsole24ore.com