È stato definito come il capostipite, l'architetto storico del movimento neoconservatore. Un merito indiscusso: Irving Kristol si è spento ieri notte a 89 anni a Washington al termine di un'odissea intellettuale che lo ha visto fondare e dirigere numerose riviste, ricoprendo un ruolo di punta nella politica e nella cultura americana dell'ultimo mezzo secolo.
Nato a Brooklyn da una famiglia ebrea ortodossa originaria dell'Ucraina, si laureò in storia e combattè nella Seconda guerra mondiale. La sua traiettoria politica e intellettuale lo portò da iniziali simpatie di sinistra a inediti approdi conservatori, capaci di ringiovanire e rinnovare il movimento e il partito repubblicano. Sua è una delle più note definizioni di «neoconservatore»: un liberal che è stato "aggredito" dalla realtà.
Il termine neoconservatore fu formalmente coniato con accenti critici nel 1973 per descrivere intellettuali disillusi dal partito democratico che si spostavano a destra. Ma Kristol lo fece proprio con The Public Interest, dando nuova identità a chi rifiutava la «Great Society» di Lyndon Johnson e denunciava il declino della società americana.
Fu un falco negli anni della Guerra fredda e un sostenitore del conflitto in Vietnam. Nel 1979 i mass media, con una copertina della rivista Esquire, l'hanno consacrato nel ruolo di leader intellettuale. E poi in politica, negli anni successivi, grazie alla sua influenza sull'amministrazione di Ronald Reagan, per il sostegno alle politiche economiche dal lato dell'offerta (supply-side economics), fautrici di riduzioni delle tasse.
Durante la sua lunga odissea intellettuale, Kristol è stato membro di numerosi prestigiosi istituti di ricerca, quali il Council on Foreign Relations e il think tank conservatore American Enterprise Institute.
Nel 2002 il presidente George W. Bush lo ha insignito della Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile americana. Suo figlio William Kristol è il direttore della rivista conservatrice The Weekly Standard.