Da una parte ordinano le tecnologie più avanzate e indispensabili per curarci, i farmaci, i kit e le siringhe, i ricoveri nelle cliniche convenzionate, i servizi di lavanderia e di pulizia, le mense. E pagano in tempi biblici: in media un anno, ma con punte che a volte superano i due anni. Dall'altra, strette alla gola dai finanziamenti statali che arrivano tardi e da gestioni incapaci, mettono la polvere sotto i tappeti. Col risultato che i loro bilanci nascondono un vero e proprio debito sommerso, che soltanto verso le aziende fornitrici vale 40,6 miliardi.
A fare i conti ad Asl e ospedali pubblici si ha sempre una cattiva sorpresa. Soprattutto per le imprese che lavorano per il servizio pubblico, che gli danno i mezzi per svolgere (non sempre al meglio) il suo compito. Perché stare in attesa di vedere onorate le fatture significa non poter programmare, perdere fiducia al momento della richiesta di credito, già di per sé difficile, da parte delle banche. Anche di credito (non riscosso) un'impresa può morire. Perché l'Ssn non lo cura.