Il finanziamento privato di una ferrovia ad alta velocità in Francia è un segno dei tempi. Se anche il paese che ha sempre privilegiato la proprietà pubblica nelle reti e nei servizi di trasporto collettivo apre ai privati, può voler dire due cose: sono passati anche nel paese transalpino i concetti che l'Unione Europea va ripetendo da tempo (un po' burocraticamente) per favorire liberalizzazioni, partnership pubblico-privato, project financing; oppure tutti, ma proprio tutti, hanno capito che la finanza pubblica non può più permettersi di finanziare tutto. Vengono in mente le esperienze italiane. La Tav partì all'inizio degli anni 90 proprio così, con una maggioranza privata, poi fu costretta a scoprire il bluff. Il ponte sullo Stretto di Messina nel piano finanziario continua a prevedere un finanziamento privato del 40%, ma non ha ancora convinto (neanche la Corte dei conti) sui flussi di traffico previsto. Le autostrade e gli aeroporti sono privatizzazioni a posteriori (salvo 2-3 casi nel Nord Italia). In vent'anni non siamo ancora riusciti a creare un modello italiano. C'è il rischio che i francesi arrivino prima.