Dove sta il vantaggio della legge Bersani sulle polizze per i neopatentati? Lo hanno chiesto al Sole 24 Ore alcuni padri di famiglia, quando si sono visti chiedere per la Rc auto sull'auto del figlio più del doppio rispetto alla somma che basta per assicurare la propria vettura. A prima vista è un fallimento della legge (la 40/07), che per la prima volta ha imposto alle compagnie di riconoscere a un ulteriore veicolo che si aggiunga in famiglia la stessa classe di merito bonus-malus del primo. In realtà, è solo un segnale di come cambiano le tariffe: sta nascendo un sistema che del bonus-malus conserverà poco più del nome.
Lo dimostra la stessa legge Bersani, che agisce solo sulla classe di merito, lasciando le compagnie libere (com'è doveroso, in un contesto europeo) su tutti gli altri parametri che determinano la tariffa. «Non poche compagnie – dice Alina Fantozzi, che alla Iama Consulting segue da anni la Rc auto – ora fanno pesare di più l'età dell'assicurato, l'anzianità della sua patente e altri parametri che penalizzano i giovani. Si adattano alla Bersani e non è l'unico aggiustamento deciso in base a novità normative: vediamo che contano sempre più le caratteristiche dell'auto, perché col risarcimento diretto i modelli più costosi da riparare diventano un problema per chi li assicura. Alla fine, la classe di merito perde valore».
D'altra parte, oggi la prima classe appare inflazionata: già prima raggruppava metà degli assicurati, con la Bersani è salita al 60%. Una "promozione" che non è andata giù alle compagnie, la cui associazione (Ania) l'ha ripetutamente criticata, confortata dall'istituto di vigilanza (Isvap). Critiche fondate: le statistiche dicono che un ventenne è tre volte più rischioso di un quarantenne.
L'Ania parte da questo per dire che, se un figlio paga il doppio del padre pur con la legge Bersani, non è uno scandalo: in sostanza, dovrebbe pagare il triplo. Ma questi sono solo dati medi: ci sono compagnie (soprattutto tra le telefoniche) che arrivano al quintuplo. L'Isvap, da noi interpellata, probabilmente verificherà se in questi casi le tariffe sono giustificate (possono essere fissate liberamente, devono essere coerenti con le statistiche sui sinistri). Si può sospettare che dietro alcuni eccessi ci sia la volontà di non assicurare i giovani.
«La personalizzazione spinta delle tariffe – conferma Fabrizio Premuti, segretario nazionale Adiconsum per le assicurazioni – sta limitando molto la mutualità, che dovrebbe restare alla base del concetto di assicurazione. Il problema è serio e bisogna porselo».