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Chi più spende, meno spende

di Robert J. Shiller *

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2 Ottobre 2009

L'incapacità degli economisti di prevedere la crisi finanziaria esplosa nel 2008 è dovuta in gran parte ai modelli errati utilizzati. La mancanza di modelli affidabili ha fatto sì che le autorità economiche e le Banche centrali non avessero alcuna avvisaglia di quello che sarebbe successo.
Come io e George Akerlof sosteniamo nel nostro recente saggio Spiriti animali, l'attuale crisi finanziaria è stata determinata da bolle speculative nel mercato immobiliare, azionario, dell'energia e delle altre materie prime. Le bolle sono causate da «retroazioni ad anello chiuso»: l'aumento dei prezzi speculativi incoraggia l'ottimismo, che spinge a sua volta nuovi acquisti e di conseguenza a ulteriori incrementi dei prezzi speculativi, fino a quando arriva il disastro.
Ma nella maggior parte dei trattati o dei manuali di economia, relazioni di Banche centrali, non troverete la parola bolla. Anzi, l'idea stessa che esistano le bolle è diventata talmente impopolare tra gli addetti ai lavori che menzionarla in un seminario di economia è come citare l'astrologia a un gruppo di astronomi.
Il problema fondamentale è che una generazione di macroeconomisti è giunta ad accettare una teoria, quella comportamento razionale delle persone, che è viziata alla base. E come ha dimostrato lo statistico Leonard "Jimmie" Savage nel 1954, se la gente segue determinati assiomi razionali si deve comportare come se conoscesse tutte le probabilità e avesse fatto tutti i calcoli appropriati.
Gli economisti dunque partono dal presupposto che la gente usi effettivamente tutte le informazioni pubblicamente disponibili e conosca, o si comporti come se le conoscesse, le probabilità di tutti gli eventi futuri concepibili. Le persone non sono influenzate da nient'altro che dai fatti, e le probabilità sono considerate come fatti. Aggiornano queste probabilità non appena diventano disponibili nuove informazioni, e dunque qualsiasi cambiamento nel loro comportamento va attribuito alla loro risposta razionale a informazioni effettivamente nuove. E se gli attori economici sono sempre razionali, allora non può esistere nessuna bolla, cioè nessuna risposta irrazionale del mercato.
Tuttavia, numerose ricerche psicologiche dimostrano che la gente non soddisfa gli assiomi di razionalità di Savage. Questo è l'elemento fondamentale della rivoluzione dell'economia comportamentale, che ha iniziato a imporsi nell'ultimo decennio.
In realtà, la gente non è quasi mai a conoscenza delle probabilità di eventi economici futuri. Vive in un mondo in cui le decisioni economiche sono fondamentalmente ambigue, perché il futuro non sembra essere una mera ripetizione di un passato quantificabile.
Le ricerche di Scott Huettel e Michael Platt, neuroscienziati dell'Università di Duke, hanno dimostrato, attraverso esperimenti di risonanza magnetica funzionale, che le «decisioni prese in condizioni di ambiguità non rappresentano un caso di decisione rischiosa speciale, più complesso: queste due forme di incertezza sono supportate da meccanismi distinti». In altre parole, quando c'è una situazione di ambiguità entrano in gioco parti e percorsi emozionali differenti del cervello.
L'esperto di economia matematica Donald J. Brown e la psicologa Laurie R. Santos, entrambi di Yale, stanno conducendo esperimenti per cercare di capire come varia nel tempo la tolleranza umana nei confronti dell'ambiguità nel processo decisionale in campo economico. I due studiosi teorizzano che «nei periodi di rialzo dei mercati normalmente si ricerca l'ambiguità, mentre nei periodi di ribasso la si rifugge». Sono alterazioni del sentimento di sicurezza che solo adesso stiamo cominciando a capire.
Certo, la teoria della razionalità pura rimane utile per molti scopi. Può essere applicata, con cautela, in ambiti in cui le conseguenze di una violazione dell'assioma di Savage non sono troppo gravi. Gli economisti applicano correttamente la sua teoria a tutta una serie di problematiche di microeconomia, come il motivo per cui i monopolisti fissano prezzi più alti.
Il problema però è che questa teoria è stata applicata troppo ad ampio raggio. Ad esempio, il modello di equilibrio generale stocastico dinamico dell'area euro, sviluppato da Frank Smets, della Banca centrale europea, e Raf Wouters della Banca nazionale del Belgio, è molto efficace nel fornire un elenco accurato degli shock esterni che, teoricamente, determinano l'andamento dell'economia. Ma nessuno modellizza le bolle: si dà sempre per scontato che l'economia si limiti a reagire in modo assolutamente razionale a questi shock esterni.
Milton Friedman (mentore di Savage e coautore) e Anna J. Schwartz, nel loro libro del 1963 Il dollaro. Storia monetaria degli Usa (1867-1960), hanno dimostrato che le anomalie nella politica monetaria furono un fattore importante nella Grande Depressione degli anni 30. Economisti come Barry Eichengreen, Jeffrey Sachs e Ben Bernanke ci hanno aiutato a capire che queste anomalie erano il risultato degli sforzi delle singole Banche centrali per restare attaccate al gold standard, sforzi che le spinsero a mantenere i tassi di interesse relativamente alti nonostante la debolezza dell'economia.
  CONTINUA ...»

2 Ottobre 2009
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