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Gli economisti continueranno per decenni ad analizzare la crisi post mortem. Nel frattempo, il buon senso prescrive di introdurre controlli più rigorosi sull'indebitamento a breve termine da parte di istituti di credito importanti per la tenuta del sistema, e di imporre limiti, regolarmente monitorati, alle posizioni di rischio eccessive, tenendo conto del fatto che nei periodi di difficoltà la correlazione fra i mercati può essere molto forte. Serve una migliore azione macroprudenziale, specialmente per riportare sotto controllo i grandi e prolungati disavanzi delle partite correnti. In certi casi questi disavanzi possono essere giustificati, ma squilibri prolungati alimentano la leva finanziaria e possono dare l'illusione che una situazione di crescita sostenuta e prezzi alti degli asset sia sostenibile. Sarebbe necessario anche un maggior coordinamento internazionale della supervisione finanziaria, per impedire che certi Paesi usino una normativa meno rigida per allettare le aziende e sottrarre le autorità di regolamentazione alle pressioni politiche. Il sistema finanziario ha ancora bisogno di riforme radicali, e non solo tra cinque anni.
* L'autore è professore di economia all'Università di Harvard
(Traduzione di Fabio Galimberti)