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SVILUPPO POSSIBILE / All'industria serve una mano (pubblica)

di Dani Rodrik

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20 aprile 2010

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È per questo che i brevetti hanno una scadenza. Lo stesso principio dev'essere applicato a tutti gli sforzi delle istituzioni pubbliche per generare nuove industrie: gli incentivi pubblici devono essere temporanei e vincolati ai risultati.
Il terzo è che chi pratica la politica industriale deve tenere in mente che il suo scopo è servire la società nel suo insieme, noni burocrati che l'amministrano o le imprese che ricevono gli incentivi. Per cautelarsi dagli abusi e rimanere indipendente,la politica industriale dev'essere condotta in modo pubblico e trasparente e le sue procedure devono essere aperte sia a chi è già sul mercato sia agli esordienti.

L'accusa tipica rivolta alla politica industriale è che non può essere il governo a scegliere chi vince e chi perde. Ovvio, ma non è importante. Una politica industriale efficace non dipende dall'abilità di scegliere chi vince, ma dalla capacità di lasciare chi perde al proprio destino, e questo è un requisito molto più difficile da soddisfare. A causa dell'incertezza, anche le misure migliori possono sfociare in errori. Il segreto, per i governi, sta nel riconoscere questi errori e revocare gli aiuti prima che diventino troppo onerosi.
Thomas Watson, il fondatore dell'Ibm, disse una volta: «Se vuoi aver successo, aumenta il tuo tasso di errori». Un governo che non fa errori nel promuovere l'industria è un governo che fa l'errore più grande: quello di non provarci abbastanza.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

20 aprile 2010
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