La sentenza contro Google sul video del ragazzo Down pubblicato in rete ha ricordato a tutti che le persone devono essere rispettate. Tanto più in un universo come la rete dove ciascuno, consciamente o inconsciamente, fornisce informazioni di sé che diventano miniere d'oro per le aziende. In un momento di crisi anche per il mercato pubblicitario, i messaggi fatti su misura sui singoli profili sono un'opportunità rara, in un mercato che non brilla per certezza del diritto. Facebook, per esempio, si prepara a offrire a siti alleati non solo le informazioni del singolo, ma anche dei suoi amici. Ignari, perché spesso le regole stesse sono introvabili o difficilmente comprensibili (si veda il servizio a pag. 20). I garanti della privacy europei vogliono armonizzare le norme, ma ci vorrà tempo (e parecchio!). Nel frattempo, non si deve gettare il bambino con l'acqua sporca, anzi bisogna preservare quella voglia di relazioni e di comunicazione che è il valore vero dei social network. All'utente non resta altro che difendersi con la consapevolezza dei rischi e dei diritti. La pura e semplice rinuncia non serve a nessuno.