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STRATEGIE DI COMUNICAZIONE / Tiger, Toyota e i silenzi del Papa

di Moisés Naim

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20 aprile 2010

Vent'anni fa,la probabilità che le altecariche di un'istituzione dovessero gestire uno scandalo che intaccasse la propria reputazione era di circa il 20% mentre al giorno d'oggi la percentuale raggiunge l'80 per cento. È questa la conclusione di Oxford Metrica, società di consulenza britannica specializzata nella ricostruzione di marchi danneggiati. Più la reputazione è affermata, maggiori sono i costi degli scandali che la minacciano.
Victor Stango e Christopher Knittel dell'università della California hanno calcolato che gli scandali provocati dalle vicende sessuali di Tiger Woods hanno ridotto di circa 12 miliardi di dollari il valore in Borsa dei suoi sponsor (Nike, Gatorade, Gillette e altri). Quest'anno la Toyota dovrà sborsare 5 miliardi di dollari per la riparazione dei difetti delle automobili prodotte e per gli investimenti pubblicitari nel tentativo di migliorare la propria immagine. Nei soli Stati Uniti, la Chiesa cattolica ha già pagato più di 3 miliardi di dollari come risarcimento alle vittime degli abusi sessuali e altre spese legali.
Ovviamente, i recenti eventi che hanno compromesso l'immagine di Tiger Woods, della Toyota e del Papa sono molto diversi. Ciascuno rappresenta una distinta istituzione tenuta ad affrontare situazioni tra loro radicalmente dissimili.

Ma sono proprio queste differenze a rendere affascinante la somiglianza delle reazioni iniziali: tutti si sono nascosti e hanno cercato di non parlare dello scandalo. Sono passati alcuni mesi prima che Tiger Woods facesse una dichiarazione pubblica («È colpa mia, chiedo scusa, mi assumo le mie responsabilità e so di non avere il diritto di giocare con regole diverse da quelle degli altri»).

E si è comportato allo stesso modo Akio Toyoda, presidente della Toyota, rifiutandosi di comparire dinanzi al Congresso degli Stati Uniti fino a che, vedendo precipitare la situazione, ha capito che il silenzio e la fuga erano tattiche catastrofiche. Ha quindi accettato di presentarsi dinanzi ai parlamentari, è stato duramente ammonito e ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime decedute in incidenti causati dalle vetture difettose. «Il mio nome è presente in ogni macchina. Vi prometto che la Toyota lavorerà intensamente e instancabilmente per recuperare la fiducia dei propri clienti», ha dichiarato il magnate giapponese.

Anche Papa Benedetto XVI si è dimostrato reticente nel fornire una risposta esaustiva e diretta agli scandali sessuali che vedono implicati i preti cattolici in un numero sempre crescente di paesi. Nonostante il Papa abbia chiesto scusa alle vittime in Irlanda, negli Stati Unitie altri paesi, la sua reazione e quella del Vaticano non sono state efficaci come quelle di Tiger o della Toyota. Certo, nella visita di domenica scorsa a Malta Benedetto XVI si è commosso davanti alle vittime di abusi. E ha usato parole ancor più nette che in passato: «Provo vergogna e dolore per quel che avete sofferto - ha detto in lacrime - . La Chiesa farà di tutto per investigare sulle accuse e consegnare alla giustizia i responsabili e tutelare i giovani in futuro».

Ma a fronte di questo, le più alte gerarchie ecclesiastiche hanno fin qui etichettato le denunce dei casi di pedofilia come «pettegolezzi» e «chiacchiere del momento che cercano di colpire la comunità di credenti». Hanno inoltre denunciato «una campagna denigratoria e di calunnie con l'obiettivo di colpire il Papa». Il segretario di stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, secondo solo al Papa nella gerarchia ecclesiale, pochi giorni fa ha definito l'omosessualità una «patologia». Sarebbe questa patologia ad essere, a differenza del celibato, la causa della pedofilia. Nella Basilica di San Pietro, davanti al Papa e a milioni di fedeli, il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa,ha paragonato all'antisemitismo le critiche rivolte alla Chiesa per i casi di pedofilia. Entrambi, Bertone e Cantalamessa, hanno poi fatto parziale marcia indietro, affermando di essere stati fraintesi. È questo il miglior modo per rispondere allo scandalo che ha investito il Vaticano? Certamente no. È evidente che questi fatti hanno scatenato un anticlericalismo latente in certi ambienti, e senza dubbio molti degli attacchi nei confronti della Chiesa sono esagerati, se non addirittura tendenziosi. Tuttavia, ciò non esclude l'esistenza di un problema reale che ha bisogno di risposte ancor più efficaci. Il punto è che risposte efficaci rischiano di scontrarsi con la difesa di baluardi fondamentali del cattolicesimo, come il celibato, il ruolo della donna nella Chiesa e l'infallibilità del Papa.

Inoltre, la Chiesa cattolica - segreta, gerarchica e monarchica - convive con un mondo in cui trasparenza, pluralitàe democrazia rappresentano speranze sempre più diffuse. Risulta difficile per gli attuali vertici del Vaticano rispondere con adeguatezza a questa crisi evitando di mettere in discussione valori millenari.
Così, mentre Tiger Woods è appena rientrato in gran forma sui campi da golf e la Toyota ha aumentato del 40% le sue vendite nel mese di marzo, il Vaticano continua ad essere coinvolto in una crisi che ogni giorno gli riserva - e ci riserva - nuove e sgradite sorprese.
(Traduzione di Graziella Filipuzzi)

20 aprile 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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