È vero che gli obiettivi più ambiziosi producono una carica che gli affari ordinari non riescono a regalare; ma è anche vero che possono esserci, nell'ordinario, segnali da non sottovalutare. Ad esempio: mentre si punta a una riforma complessiva del sistema fiscale coordinata con il federalismo, è prudente ricordare che in tredici anni non si è riusciti a decidere come tassare il servizio rifiuti, per passare da una tassa a una tariffa (da Tarsu a Tia).
La storia è infinita, e negli anni ha appassionato giudici di tutti i tipi: tributari, ordinari, costituzionali, europei. Dopo tre riforme, che hanno introdotto altrettanti meccanismi di prelievo, non c'è ancora un meccanismo certo per far pagare il servizio che smaltisce gli avanzi della cena di ieri sera e i giornali vecchi. Il pensionamento della tassa rifiuti è stato deciso nel 1997; ma 13 anni dopo, la vecchia Tarsu (formalmente abrogata) è ancora protagonista e fatica a trovare un sostituto; la prima tariffa è stata bocciata dalla Corte costituzionale, e la seconda, nata con il codice dell'Ambiente del 2006, si è impantanata nell'attuazione. Risultato: per tassare i rifiuti ci sono tre sistemi diversi, ma nessuno sta in piedi.