Ha sbagliato il governo, in questo clima difficile di sospetti, intercettazioni e odore di clientele e corruzione ad alzare giovedì il tiro, parlando di inquisiti da cacciare dalle liste, epurazioni, pugno duro contro i collusi, salvo poi ieri, a poche ore dalle dichiarazioni del premier Berlusconi, fare improvvisa e un po' imbarazzata inversione a U. Siamo passati di botto dall'allontanamento del sottosegretario Cosentino alla sua conferma, un indietro tutta che segnala confusione e navigazione a vista. Non è di questo che il paese, nel cuore della crisi e alla vigilia delle elezioni, ha bisogno. Occorre un segnale nitido che non c'è spazio per il malaffare, né in politica, né negli appalti. Ieri Il Sole ha condannato i polveroni che, per colpire Berlusconi, trascinano nelle calunnie chi non c'entra. Siamo e restiamo garantisti, sparuta minoranza italiana. Ma illudersi che un'ora di giacobinismo spray risolva i problemi, vuol dire non aver capito che aria tira e pensare che i propri elettori siano gonzi. I processi devono fare il loro - rapido - corso, ma dal governo deve venire quella chiarezza che il sottosegretario Letta ha invocato, non propaganda effimera.