La convergenza economica fra Nord e Sud, che fra il 1995 e il 2001 ancora registrava segnali positivi, ha invece perso fra il 2001 e il 2007 il terreno prima guadagnato: dalla recente ricostruzione Istat dei conti territoriali, risulta come la quota italiana di Pil prodotta nel Sud sia nel 2007 inferiore a quella del 1995, mentre la diminuzione della quota di reddito disponibile delle famiglie è stata in parte attutita dalla redistribuzione fiscale in direzione del Sud.
Ciò conferma l'importanza di un federalismo solidale, particolarmente necessario nel corso di questa crisi, così come l'urgenza di promuovere la qualità della spesa, in particolare l'investimento nel patrimonio umano. Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni nelle quali è maggiore la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi al proprio interno: forme più efficaci di solidarietà nazionale devono di conseguenza associarsi con una maggior solidarietà locale, per la quale la voce politica degli elettori è il canale centrale.
Alla vigilia dell'anniversario dei 150 anni dall'Unità d'Italia, una riflessione organica e nuova sui problemi economici, politici e sociali del Sud è indispensabile: in questa prospettiva si colloca il recente documento della Cei Per un paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno, un contributo offerto alla riflessione pubblica, ma anche un'analisi ricca d'indicazioni precise.
In questo quadro generale, per liberare le potenziali energie imprenditoriali e di lavoro, valorizzando le intelligenze di giovani e donne, è indispensabile rimuovere la barriera della criminalità organizzata, che corrode comportamenti e speranze, genera collusioni fra i mondi dell'economia e della politica, deforma il "bene comune" in puro interesse privato, subentrando allo stato nell'amministrazione della "giustizia" e nell'uso della forza. L'economia sommersa, cioè non visibile al fisco, è stimata dall'Istat nel 15-17% del Pil, una delle quote più elevate fra i paesi avanzati ma in diminuzione negli anni recenti, pur essendo superiore nel Mezzogiorno.
La reale differenza è tuttavia rappresentata dall'economia illecita, che a differenza dell'economia sommersa non è inclusa nel Pil, ma che per le sue non dissimili dimensioni, oltre che per le specifiche caratteristiche, rappresenta il problema più serio per il Sud, in quanto include flussi economici che riguardano droga, armi, racket, usura, ambiente e altro ancora. Il punto centrale è che il potere criminale è anzitutto un comando economico su ingenti risorse liquide in cerca di copertura e rendimenti e i poli di attrazione sono oltre al territorio locale i grandi centri economici del Nord, snodo centrale sul mercato finanziario globale: ma il Nord è altresì un'area centrale per il consumo, oltre che d'infiltrazione nelle maglie delle attuali difficoltà economiche delle imprese.
È quindi necessaria vigilanza sul rischio di riciclaggio per le imprese finanziarie, così come una completa trasparenza sui soggetti investitori in attività economiche quali la distribuzione, i negozi o l'edilizia. Nell'ultima enciclica si afferma con acutezza come «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli» e l'inquinamento della criminalità organizzata dimostra come potrebbe anzi avvenire l'opposto, cioè che la globalizzazione ci renda nemici piuttosto che amici. La carenza d'integrità e solidarietà sono all'origine di questa crisi, ma nel loro recupero risiede anche la chiave per uscirne, almeno con un poco più di amici.