Prima della crisi finanziaria il parere delle agenzie di rating era ascoltato come la Bibbia: se un bond aveva una valutazione di "Tripla A" (il massimo dei voti) era sicuro. Poco importava se quella "Tripla A" fosse data a un titolo di stato americano, oppure a un'obbligazione cartolarizzata tre volte con dentro un po' di derivati e di mutui subprime. "Tripla A" era comunque sinonimo di sicurezza. Per antonomasia. Niente dubbi. Poi è arrivata la crisi finanziaria e ha cambiato tutto: per mesi titoli con rating di "Tripla A" sono stati definiti tossici, solo perché derivavano da cartolarizzazioni. E le agenzie di rating hanno perso credibilità. Ora arriva Jules Kroll, fondatore della storica società d'investigazioni private, a toglierne ancora un po': ha infatti annunciato che userà le sue tecniche investigative per fornire un secondo rating, da affiancare a quello che le società emittenti di bond chiedono a Moody's, S&P e Fitch. Bene inteso: ogni contributo alla trasparenza dei mercati è bene accetto. Ma forse tra le agenzie di rating viste come la Bibbia e la situazione attuale, si potrebbe trovare una via di mezzo.