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Paga anche chi fa causa senza motivo

di Giovanni Negri

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21 dicembre 2009

Ancora in dubbio fino a qualche giorno fa, quando erano circolate voci di un nuovo rinvio, la class action debutta dal 1° gennaio. Una svolta importante per il nostro diritto civile che incamera, e verrebbe da dire finalmente, uno strumento già a pieno regime da decenni in altri Paesi e in diversi ordinamenti. Che ce ne fosse bisogno è probabile, che la redazione sia stata problematica è certo, che l'attuazione sarà densa di interrogativi è sicuro. Gli interessi collettivi e le diverse forme per tutelarli, infatti, erano un campo non del tutto inesplorato da parte del diritto, ma con le due forme di azione collettiva, nel settore privato e in quello pubblico, un salto di qualità è evidente.

La versione finale della class action che ha per obiettivo il risarcimento dei danni chiesto a imprese private si è assestata su una linea di equilibrio, della quale, tutto sommato, va, per una volta, dato atto al legislatore. La previsione, per esempio, di sanzionare con il pagamento delle spese le azioni pretestuose e una più precisa delimitazione dei diritti che possono essere fatti valere in via collettiva, rappresentano così una garanzia anche per le aziende.

Le pratiche commerciali scorrette, l'abuso dei contratti "seriali", i prodotti difettosi costituiscono in questo senso l'ambito naturale di intervento dell'azione. Lasciando fuori, per ora, in attesa di una verifica da parte dell'autorità giudiziaria, le richieste di indennizzo avanzate dalle vittime dei crac finanziari presenti, passati e futuri.

Ma l'azione collettiva, oltre che costituire un incentivo importante al rispetto della figura anche giuridica del consumatore da parte delle aziende, va a rappresentare anche un importante banco di prova per la responsabilità delle associazioni. Se infatti una delle ultime novità della class action è la possibilità anche per il singolo cittadino di proporre l'azione, a patto che si dimostri in grado di aggregare le posizioni di un'intera classe, è chiaro che il filtro delle organizzazioni dei consumatori sarà determinante. Le associazioni cioè dovranno dimostrarsi capaci di utilizzare la class action come strumento per fare valere i diritti collettivi degli utenti e dei consumatori, accontonando le velleità di impiegare l'azione collettiva come mezzo di pressione sulle imprese.

Tenuto conto della probabilità di future messe a punto alla luce delle prime applicazioni da parte della magistratura, è comunque dalla riuscita di questa scommessa, imprese più attente-associazioni più responsabili, che la class action potrà fare compiere al nostro sistema giuridico un determinante salto di qualità. Perchè tutti, non solo i diretti interessati, hanno da guadagnare da un diritto dei consumatori, ma anche degli utenti della pubblica amministrazione, più moderno ed efficiente.

21 dicembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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