Il tonno rosso è in via di estinzione. No, non lo è affatto. Due tesi contrapposte a confronto, e in mezzo l'Europa che tenta di far passare la prima, senza però riuscirci. La maggioranza dei paesi riuniti a Doha, Qatar, per la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate d'estinzione (Cites), ha scelto la seconda. Anche grazie al repentino cambio di campo del Giappone (che da solo importa l'80% del pescato): la proposta avanzata dal Principato di Monaco di sospendere le esportazioni del tonno rosso dell'Atlantico dell'Est e del Mediterraneo è caduta nel vuoto. Secondo gli studiosi, la specie ha visto calare drasticamente negli ultimi 20 anni la sua capacità di sostenere i ritmi di pesca; dati contestati dalle associazioni dei pescatori, convinte che negli ultimi tempi si sia spinto troppo sul pedale dell'allarmismo. Morale della favola: la lobby giapponese si conferma sul tema ancora preponderante. Un mix di forza commerciale (pescherecci), ragioni economiche (il consumo) e tradizione (il cibo degli antenati) batte un'Europa priva - nella fattispecie - dei tre ingredienti. E di un collante ideale.