«A questi prezzi dell'energia in Italia non è possibile operare». La frase non arriva da un gruppo di Pmi inferocite, ma si legge in un austero comunicato di Alcoa, gigante dell'alluminio mondiale quotato a New York. Per anni il gruppo ha sfruttato tariffe agevolate sulla base di una norma ad-hoc, ora messa in discussione da Bruxelles. Ma l'eventuale ritorno alla normalità, cioè alle tariffe pagate da tutte le altre imprese italiane, per Alcoa è inaccettabile. Così andiamo in perdita, spiegano gli americani. Per far capire al governo italiano che non scherzano hanno minacciato di chiudere temporaneamente due stabilimenti. Ora la «palla» è nel campo dell'esecutivo, che dovrà trovare un'intesa con la Ue. Ma guardando oltre le proteste degli operai di Portovesme e l'azione opportunistica di Alcoa, il tema da affrontare è sicuramente quello della bolletta energetica. Rispetto ai concorrenti europei le aziende italiane pagano il 20-30% in più ed è questo il nodo da affrontare. Liberalizzando il settore e cambiando il più rapidamente possibile il mix. Da anni lo chiedono con scarsa fortuna le aziende italiane, magari avrà più fortuna Wall Street.