In un'intervista a «La Stampa» il leader dei no global Luca Casarini si dichiara a favore delle piccole e medie imprese, sposa il mercato e la sua capacità di creare ricchezza, dichiara di sentirsi militante delle partite Iva e pronto a definirsi imprenditore. Dalle «tute bianche», insomma, come si chiamava il movimento che Casarini trascinò tra barricate e vetrine infrante, alle camicie bianche. Ci sarebbe solo da rallegrarsi per la - pur tardiva - metamorfosi del capo estremista, che ricordiamo in un'altra intervista alla «Stampa» raccontare come si bardasse con corazza e servizio d'ordine per gli scontri del G8 a Genova, se non segnalasse un pericolo serio. Che cioè i problemi e le necessità delle piccole e medie imprese, da anni negletti da politici e burocrati, vengano strumentalizzati da chi sogna le Pmi come una piazza da incendiare contro il «sistema». Occhio dunque agli amici dell'ultima ora, occhio a chi si aggrega goffamente a un mondo che vuol creare lavoro, non Masanielli, in tuta o camicia.