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La seconda vita di una lira in pensione

di Rossella Cadeo e Roberto Faben

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21 settembre 2009


La lira non si arrende alla pensione: resiste ancora una vagonata di 311 milioni di banconote, conservate o dimenticate nelle abitazioni o nelle cassette di sicurezza degli italiani. Secondo gli ultimi dati di Banca d'Italia, in circolazione ci sono pezzi dell'ultima emissione per un valore nominale di oltre 2.600 miliardi di lire, pari a 1,3 miliardi di euro. Senza contare le monete, che non possiedono numeri di serie e non possono essere censite.
Può capitare che i vecchi bigliettoni saltino fuori all'improvviso. «Una mia cliente – racconta Maristella Montinaro, titolare con il marito della salumeria D'Amico, che a Milano accetta ancora pagamenti in lire, con tanto di scontrino nelle due divise – ha trovato nel materasso della nonna defunta un mazzetto di 5 milioni di vecchie lire, proprio poco prima che il tutto finisse in discarica. Un'altra, di milioni ne ha trovati due, mentre sistemava la scrivania di uno zio dopo i funerali, in una cartelletta scivolata sul fondo». Ma le ipotesi che si sul mancato "rientro" delle lire sono svariate. «Una parte di questo capitale – osserva Guido Crapanzano, consulente della Banca d'Italia – è legata probabilmente a fondi neri e a depositi di denaro sporco che non è più stato possibile convertire dopo l'avvento della nuova moneta». La Banca d'Italia garantisce fino al 29 febbraio 2012 la trasformazione delle vecchie lire senza richiedere le generalità di chi le consegna, fino a un tetto di 1.550 euro. Per importi superiori occorre presentare un documento d'identità, e ciò funziona come deterrente nei confronti dei detentori di somme sospette, i quali, peraltro, secondo indiscrezioni degli ambienti numismatici, sono alla caccia di alternative per ricavare introiti dalla vecchia valuta.
Infatti, se si possiedono vecchie lire, è bene non essere precipitosi. È vero che si possono ancora spendere (se si trova l'esercente che le accetta) o convertire in euro, ma è anche vero che si potrebbe avere per le mani un piccolo tesoro. Se si tratta di biglietti ben conservati o con particolari numeri di serie, il loro valore sul mercato del collezionismo va ben oltre quello nominale: un Bernini da 50mila può essere quotato fino a 2.100 euro (e in giro ci sono 7,6 milioni di pezzi), un Volta da 10mila fino a 1.300 e un 5mila raffigurante Bellini anche 1.200. Meglio chiedere a un esperto prima di disfarsene e vedere se conservarli come investimento o collocarli sul mercato numismatico. Certo, sempre che abbiano le giuste caratteristiche di rarità.

21 settembre 2009
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